Con Bitcoin tornato sopra i 44.000, il grosso di giornali, finanziari e non, hanno dedicato analisi – non sempre puntuali, ma ci siamo abituati – a $BTC e al suo ritorno di fiamma. Tra chi parla di resurrezione e chi indica traguardi per il momento molto lontani, c’è Financial Times. Il grande giornale finanziario ha pubblicato un lungo speciale, firmato dal board editoriale collettivamente, del quale sarà il caso di parlare.
Bitcoin non ha sottostante, non è paragonabile all’oro e in ultimo non avrebbe valore intrinseco. Certo, ci si sarebbe potuti aspettare dalle brillanti penne che lavorano per Financial Times – e per le quali nutriamo il più profondo rispetto. Ma tant’è. E dato che questa volta è Financial Times a cantare un ritornello tanto vecchio quanto stonato, sarà il caso di dedicargli qualche riga.
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Financial Times attacca Bitcoin
Un lungo articolo che non solo attacca Bitcoin, ma anche dei sedicenti veterani dell’industria, ai quali vengono messe in bocca opinioni che in realtà non abbiamo visto granché circolare nel corso degli ultimi mesi. Come abbiamo detto sopra però, a parlare è il board editoriale di Financial Times e quindi vale la pena leggere e possibilmente rispondere.
Come per ogni strumento [finanziario, NDR], il caso delle criptovalute ruota intorno al trovare una narrativa convincente. Al contrario però degli altri asset, Bitcoin non ha valore intrinseco, né un sottostante. Qualcuno potrebbe dire che l’oro non è molto diverso. Tuttavia il metallo luccicante è stato oggetto di fiducia come una riserva di valore per millenni e ha offerto una qualche protezione sui mercati ribassisti, confermando il suo status di hedge. Lo stesso non si può dire di Bitcoin. La sua sfaccettatura più importante è la sua inconsistenza. Quello che la criptovaluta offre in ultimo, è una possibilità di speculare sul sentiment di mercato riguardo se stesso.
Si potrebbero riempire librerie analizzando quanto affermato da Financial Times e, in modo più approfondito – risponderemo nell’uscita del nostro Magazine giovedì 7 dicembre. Per ora ci preme che passi un messaggio, dopo averlo ragionato.
Accusare Bitcoin di non avere ancora lo status dell’oro, a 15 anni dalla sua creazione, è commento assai ingrato. E sono giù in tanti, al contrario, a ritenere questo asset già solido a sufficienza da essere la base del loro risparmio. Scusateci, amici del Financial Times, se è poco.
Successivamente si passa ad una accusa verso veterani dell’industria che starebbero utilizzando una narrativa tripartita a sostegno di questo… ritorno di fiamma.
- Risk on
Viene messo in bocca, non è chiaro a chi, il ritorno di un appetito per il rischio sui mercati. È vero che l’appetito sembra tornato, ma è altrettanto vero che Bitcoin ha offerto nel corso del 2023 delle ottime performance in particolare quando di appetito per il rischio era ai minimi. Un esempio? La corsa di inizio anno durante la crisi del sistema bancario americano partita dal fallimento di Silicon Valley Bank.
Quindi no, amici del Financial Times: nessuno sta parlando di ritorno dell’appetito per il rischio. Tutto il contrario, ed è quello che sentite dai cosiddetti Bitcoiner da mesi.
- ETF
Financial Times contesta anche il grande entusiasmo che sta montando intorno agli ETF Bitcoin. Dicono che sì, gli ETF offriranno uno strumento a chi vuole essere esposto senza pensare alla custodia, ma che non li metteranno al riparo dalla volatilità del prezzo dell’asset. Vero anche questo, ma è vero altrettanto, e l’ha detto Larry Fink, CEO di BlackRock, stesso, che c’è una grande domanda per questi strumenti. Ed è una domanda che non arriva necessariamente dal piccolo investitore che fino a oggi non ha voluto fare auto-custodia.
- I problemi legali
Il terzo degli aspetti citato da FT riguarda l’entusiasmo dei mercati per la fine di diverse controversie legali, ultima in ordine temporale quella di Binance. Dovremmo chiedere al board di Financial Times in che termini questa non sarebbe una buona notizia. Se vogliamo, come la chiameremmo loro, una normalizzazione del mercato, con player quotati in borsa o comunque largamente regolamentati anche negli USA.
La profezia di sventura
Chiudiamo con la profezia di sventura di Financial Times, che siamo certi di poter venire a riprendere tra qualche mese, come le dichiarazioni di Tito Boeri e della Banca Centrale Europea, per farci qualche risata:
È in opera la “greater fool theory” da manuale: tutto ciò di cui hai bisogno per ottenere profitto da un investimento è trovare qualcuno stupido al punto da comprare l’asset ad un prezzo ancora più alto. Questo funzionerà fino a quando… non funzionerà più. Bitcoin è collassato in passato. Lo farà certamente di nuovo.
Ancora, dopo 15 anni, con la tr…ta del valore “intrinseco” (che non esiste come concetto: il valore è relativo, per definizione) e del “sottostante” (è Bitcoin il sottostante, non ha bisogno di qualche pattume fiat garantito da qualcos’altro. Le sue caratteristiche sono la migliore garanzia possibile, per quanto mai assoluta).
Finché queste saranno le argomentazioni dei cosiddetti “scettici” dormiamo su 13 cuscini.
Alla pari dell’oro bitcoin ha un grande sottostante, migliaia di minatori che producono, consumano energie, sviluppano e progettano, ti sembra poco? l’oro non avrebbe un così alto valore se non fosse che bisogna estrarlo con gli stessi sudori di bitcoin, entrambi sono proof of work
Negli anni passati molti speculatori e molte banche si sono arricchiti con investimenti basati sul nulla coinvolgendo anche i retail che poi sono rimasti con il cerino in mano. Dov’era il Financial Time all’epoca, perchè non ha messo in guardia i risparmiatori? Ovviamente per questioni di interesse e per questioni di interesse ora se ne esce con queste notizie. Ciò che interessa di bitcoin in questo momento storico è il suo mercato che sale e scende a ritmi vertiginosi e quindi caro FT sappiamo già che il mercato di bitcoin collasserà una volta raggiunto un certo valore ma è proprio per le sue caratteristiche che bitcoin interessa e secondo me potrebbe trovare spazio anche in un mercato di network marketing che avendo appunto come sottostante il bitcoin non rischierebbe di assomigliare ad una catena di sant’antonio poi bisogna ovviamente costruirci attorno un piano marketing ma essendo un solo prodotto risulterebbe piuttosto semplice. In passato è stato lanciato in network marketing l’oro sotto forma di monete ed ha avuto un successo incredibile perchè alla fine nessuno ci perdeva ed erano gli anni in cui l’oro valeva pochissimo rispetto ad ora. Chissà forse in futuro acquisteremo bitcoin con il passaparola.
Ma in fine a che servono Bitcoin e tutte le altcoins?
Per quanto riguarda Bitcoin è sufficiente leggere il titolo del suo white paper: A Peer-to-Peer Electronic Cash System. Un tentativo di rendere la moneta nuovamente un’istituzione libera dalla coercizione statale (col conseguente signoraggio). Serve a difendersi dalla tassa occulta dell’inflazione monetaria, che è lo strumento di cui si stanno servendo gli Stati per gonfiare a dismisura i loro debiti. Ovviamente in tutto ciò le banche commerciali sono complici. Guadagnano dall’avere un garante di ultima istanza (banca centrale), che in ultimo sono le tasche dei cittadini, il che comporta un aumento dell’azzardo morale in generale e cattiva allocazione delle risorse economiche. Bitcoin è la boccata d’ossigeno in un sistema marcio e prossimo al collasso.
Per quanto riguarda le “altcoin”, spesso sono solo dei progetti copia-incolla per raccogliere soldi dalle tasche di quei ludopatici che vogliono arricchirsi dall’oggi al domani con questi nuovi strumenti (ma senza aver capito Bitcoin). Alcuni dei primi progetti dovevano essere delle costole di Bitcoin per aggiungere altre funzioni, ma in ultimo si stanno sviluppando molti servizi di secondo livello sul Bitcoin stesso.
C’è una detto molto carino “prima di aprire bocca accertarsi che il cervello sia collegato”, nello specifico, prima di scrivere idiozie vorrei ricordare ai dotti giornalai solo i mutui subprime e tutto quello ad essi collegato, forse si sono dimenticati che ancora se ne stanno pagando le conseguenze e chi le sta pagando non sono certo le società miliardarie che supportano e sponsorizzano il loro giornaletto… E non parliamo di tutte le altre porcate fatte dai potenti della finanza sempre a spese di altri. Ma è proprio vero che il cambiamento fa male a chi vuole mantenere i suoi tranquilli affari sulla pelle dei poveri disgraziati
ok vedete tutti btc che poi ci penso io a prendere piu possibile