C’è chi parla di 25 trilioni – sì, è il Corriere, forse non ricordando che in italiano vuol dire un milione di bilioni, un numero forse troppo elevato anche per Bitcoin e Ethereum. Cercando di far tornare la discussione sul pianeta terra, è il caso di fare il punto della situazione per quanto riguarda Ethereum, le cui performance sono state forse offuscate, almeno a livello mediatico, dalla grande corsa di Bitcoin.
C’è tanto che sta succedendo anche in questo spazio, a partire da quelli che sono gli ETF Ethereum sui quali presto saremo in grado di offrirvi uno speciale e che sono un vettore importante anche per capire come si muoverà in futuro il prezzo di questa criptovaluta. Ma c’è anche altro: vi avevamo parlato pochi giorni fa dell’impegno di grandi banche che stanno già utilizzando la rete di Ethereum per scambiarsi titoli di una certa importanza. Lasciando da parte per una volta i numeri da fantascienza agli altri, cerchiamo di capire quanta ciccia ci sia all’interno dell’ecosistema Ethereum.
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Due vettori per Ethereum: e passano tutti dalla finanza tradizionale
Ethereum, forse in tanti tra i nostri lettori lo avranno dimenticato, è entrato piuttosto recentemente in una nuova fase della sua vita. È passato alla Proof of Stake, nuovo meccanismo per la produzione di blocchi che non piacerà a tutti, ma che al tempo stesso ha cambiato in modo radicale anche la percezione del protocollo tra quelle istituzioni finanziarie che devono rendere conto pubblicamente anche dell’impatto ambientale dell’infrastruttura che utilizzano.
Lo ripetiamo: sarà una questione che non piacerà a tutti, ma che mentre i criteri ESG sono ancora di interesse pubblico e soprattutto giornalistico, hanno certamente aiutato Ethereum a continuare a essere centrale per certi… settori.
Su tutti quello bancario, con diversi grandi gruppi che stanno utilizzando appunto Ethereum ad esempio per trasferirsi bond green tokenizzati, potendo al contempo incorporare una misurazione credibile dell’impatto ambientale delle operazioni.
E probabilmente sarà lo stesso per tanti altri progetti dei quali avremo modo di parlare nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Il greenwashing, se volessimo vederla dal lato più cinico della vicenda, ha funzionato. E si dimostrerà importante per confermare Ethereum come ecosistema di riferimento per quanto riguarda il settore finanziario classico.
Gli ETF
Ne abbiamo parlato tanto, forse troppo, ma dato che 48 ore fa c’è stato il rinvio dell’ETF Ethereum Spot di Grayscale, sarà il caso di spendere qualche riga sul tema. Il rinvio, che è avvenuto il 5 dicembre, era dovuto. La richiesta di Grayscale era in scadenza il 6 dicembre e siamo ancora molto lontani dal poter ottenere un’approvazione in tempi così brevi.
Ci saranno delle questioni da risolvere, a partire dal fatto che SEC imporrà di scrivere che non è forse ancora certo al 100% lo status di $ETH: security, commodity o altro? Arriveranno certamente dopo quelli su Bitcoin, ma è da questi che trarranno forza.
Tanti gestori di capitali dovranno cercare di investire in modo diversificato anche all’interno del mondo crypto – e all’allocazione su Bitcoin ne faranno corrispondere una, minore ma comunque importante, su $ETH. In queste condizioni pensare a una possibile riduzione dell’importanza di questo ecosistema appare, almeno a noi, completamente assurdo.