Gli ETF Ethereum permettono di investire, tramite un veicolo di investimento pratico e a basso costo su $ETH, in modo completamente finanziarizzato e eliminando alcuni dei problemi che tengono lontani da questo mondo diversi investitori. Dopo l’enorme interesse per gli ETF Bitcoin, non poteva che toccare anche a Ethereum: sono arrivati BlackRock, ma anche tanti altri gestori di primo profilo a richiedere negli USA l’approvazione di un prodotto di questo tipo.
In questa guida capirai cosa rappresentano gli ETF Ethereum, perché potrebbero essere importanti per il valore di $ETH sui mercati, come investirci e soprattutto che tipo di vantaggi e svantaggi offrono rispetto all’investo diretto.
Prima di passare al caso specifico di quelli su Ethereum, sarà il caso di capire cosa sono gli ETF in senso generico, come funzionano e che tipo di investimento offrono a chi li acquista. Capire i fondamentali del funzionamento degli ETF è fondamentale anche per capire che tipo di impatto questo prodotto potrà avere su $ETH.
Gli ETF hanno un funzionamento relativamente semplice: raccolgono denaro, propongono un investimento su un sottostante – o un paniere di sottostanti – e chi vuole partecipare ne compra delle quote direttamente sui mercati regolamentati.
Immaginiamolo come se si trattasse di un’impresa che non fa nulla se non detenere determinati asset. Ce ne sono tanti sul mercato, da quelli sulle materie prime a quelli su singole azioni oppure su un paniere di azioni, anche se quotate su mercati diversi.
Il principio del funzionamento che ci interessa è che chi detiene le quote sta partecipando a un fondo il cui valore è dato dal sottostante che ha in portafoglio.
Nel caso degli ETF Ethereum si tratterà inoltre di ETF a gestione passiva: non ci saranno acquisti e vendite di questo o quell’asset: ci sarà un solo asset, Ethereum, e il gestore del fondo non avrà potere di detenere alcunché ad esempio in liquidità, facendo magari trading attivo.
L’ETF viene proposto da un gestore, negli USA detto sponsor, che è chi governa lo strumento. Ha come primo compito quello di richiedere l’approvazione dello strumento, ne è responsabile legale, sceglie i partner che permetteranno la creazione delle quote, la loro distruzione, la custodia dell’asset sottostante.
Il gestore però, nel caso degli ETF sulle crypto, non fa trading attivo né delle quote né del sottostante. Per l’organizzazione del veicolo e per la sua gestione percepisce inoltre una commissione annuale che è indipendente dal rendimento.
Il fondo viene diviso in quote che rappresentano una certa quantità di sottostante. Queste quote, che possiamo immaginare idealmente come se fossero delle azioni, hanno una particolarità rispetto ai fondi privati. Possiamo infatti comprarle e venderle direttamente in borsa, proprio come se si trattasse in azioni.
È un vantaggio importante in termini di liquidità: quando le piazze che quotano un determinato ETF sono aperte, potremo vendere e comprare quote dell’ETF con una certa facilità.
Gli ETF Ethereum e più in generale quelli sulle criptovalute, avranno un funzionamento simile a quello sulle commodities, le materie prime come l’oro. Capire come funzionano è fondamentale, anche al fine di evitare le purtroppo tante fake news che già circolano e che continueranno a circolare su questo specifico prodotto.
Il gestore, che si tratti di BlackRock (che ha già presentato questo prodotto negli USA ed è in attesa di approvazione) o di altra società, ha come unico compito quello di far approvare il prodotto e di gestirlo poi. Non ha un ruolo attivo, nel senso che non sarà il gestore a comprare l’asset, non lo accumulerà prima che sarà attivo, non farà trading attivo.
Quando si parla di crypto, sappiamo che tutti possono fare autocustodia conservando per conto proprio le chiavi private che permettono di firmare le transazioni. Nel caso degli ETF la questione è più complessa. Fatti salvi i casi in cui la società che lo propone ha anche un servizio di custodia separato (vedi Fidelity), in genere si preferisce – anche per rispettare certi criteri fissati dalla legge – affidarsi a terzi.
Coinbase, un exchange crypto che è anche quotato in borsa negli USA e che ha un servizio di custodia professionale per i grandi investitori, sarà con ogni probabilità il custode scelto.
C’è possibilità che gli Ethereum che sono rappresentati dall’ETF poi in fondo non ci siano? No. Questa possibilità è assolutamente remota, impossibile diremmo. Quindi anche questo specifico complotto non può verificarsi. I controlli sono pedissequi, esistono davvero e nessuno, con tutto il rispetto per Ethereum, mettere a repentaglio la propria attività per rappresentare degli Ethereum che non esistono.
Come si creano le azioni dell’ETF Ethereum? È una questione che vale la pena di analizzare perché è fondamentale per capire anche come farà l’ETF ad avere un prezzo allineato a quello di Ethereum. O meglio, degli Ethereum che sono presenti in portafoglio.
AUTHORIZED PARTICIPANTS: sono broker e banche che vengono identificate dal gestore e che hanno, unici, il potere di interagire direttamente con l’ETF. Che vuol dire? Vuol dire che possono versare Ethereum (o cash, lo vedremo tra poco ) e ricevere quote dell’ETF. Al contrario, possono anche raccogliere quote sul mercato e convertirle in Ethereum.
Perché dovrebbero farlo? Perché si tratta di un’operazione conveniente, che consente arbitraggio e che è fondamentale per mantenere il prezzo dell’ETF il più possibile vicino a quello del sottostante.
LA CREAZIONE: immaginiamo che ci sia una forte domanda per l’ETF. Il prezzo delle quote, anche se dovesse rimanere fermo quello di Ethereum, salirebbe e ci sarebbe una differenza positiva del valore delle quote rispetto al controvalore di Ethereum.
Immaginiamo il caso di un ETF con dentro 1.000 Ethereum, 1.000 quote in circolazione e un prezzo di 3.000$ a Ethereum. In una situazione di equilibrio una quota, che vale un Ethereum nel nostro esempio, varrebbe 3.000$.
Aumenta la domanda, in diversi sul mercato cominciano a comprare le quote. A un certo punto dato che non ci sono più venditori al prezzo di cui sopra, si dovrà offrire e pagare sempre di più. Immaginiamo, sempre a scopo del nostro esempio, che la quota arrivi a 3.0100$. Vale sempre un Ethereum – e dunque 3.000$ – e quindi in realtà una quota ha un valore di 100$ maggiori rispetto al sottostante.
L’AP, l’authorised participant, ha interesse a comprare Ethereum a mercato (a 3.000$), rivendere ogni singola quota a 3.0100$ e incassare la differenza. Questo processo però porterà dal riavvicinamento inevitabile tra valore delle quote e valore dell’Ethereum sottostante.
DISTRUZIONE: gli AP possono fare anche il contrario. Immaginiamo la stessa situazione di cui sopra. Tuttavia questa volta ci sono vendite a mercato e non acquisto. Il prezzo della quota arriva a 2.9100$ mentre la quantità di Ethereum che rappresenta vale 3.000$. In questo caso l’AP ha interesse a comprare quote sul mercato, darle all’ETF e ricevere indietro Ethereum. Guadagnerà così 100$ per ogni quota raccolta.
Con questo doppio meccanismo e l’azione degli AP il prezzo tende a essere molto vicino a quello del sottostante.
IL SUPER SEEDER: è una fase che riguarda esclusivamente l’avvio dell’ETF. Il gestore disegna un intermediario che verserà denaro per creare le prime quote. Serve soltanto sul piano tecnico – acquista in anticipo rispetto al lancio dell’ETF, anche quando non è stato in realtà ancora accumulato sottostante.
Gli investitori, per piccoli o grandi che siano, comprano esclusivamente le quote e le vendono a mercato. Utilizzano questo strumento perché offre dei vantaggi che sono importanti (li vedremo più avanti), e perché con questo tipo di strumenti possono avere esposizione verso il sottostante, in questo caso Ethereum.
In realtà in Europa sono già disponibili diversi ETF su Ethereum. Sono in senso tecnico degli ETN, perché le norme europee impongono agli ETF un certo grado di diversificazione (cosa che non succede negli USA). Ce ne sono diversi che sono già disponibili e che sono accessibili con qualunque account di trading, come quelli offerti ad esempio da Fineco Bank oppure Degiro.
Nome | COMMISSIONI | TICKER | NOTE |
---|---|---|---|
21Shares Ethereum Staking ETP | 1,49% annuo | $AETH | Offre rendimenti legati allo staking |
CoinShares Physical Ethereum | – | $ETHE | Per ora commissioni allo 0,00% |
VanEck Ethereum ETN | 1,00% | $VETH | – |
ETC Group Physical Ethereum | 1,49% | $ZETH | – |
WisdomTree Physical Ethereum | 0,95% | $ETHW / $WETH | – |
SEBA Ethereum ETP | 0,75% | $SETHE | Capitalizzazione ancora molto bassa |
DDA Physical Ethereum ETP | 0,95% | $IETH | Capitalizzazione ancora molto bassa |
C’è una particolarità interessante per al meno uno dei prodotti che sono legati a Ethereum in Europa: quello di 21Shares offre rendimenti legati allo staking, ipotesi che invece per ora sembrerebbe essere molto remota negli USA. Nei prodotti attualmente in approvazione non vi è alcun riferimento a questa pratica, la cui assenza rende la detenzione diretta – nel caso di Ethereum – più conveniente in termini di rendimenti rispetto all’ETF stesso.
Lettura consigliata: Migliori Piattaforme Trading Online e Crypto
Sì. Ci sono tanti motivi per considerare un ETF Ethereum, soprattutto negli USA, molto importante per il valore di Ethereum e anche per la sua accettazione come asset da investimento per un pubblico sempre più vasto.
C’è una parte di pubblico, importante, che non può o non vuole passare dagli exchange per l’acquisto di Ethereum. Talvolta, è il caso dei grandi gruppi e degli investitori istituzionali, trovano più facile o semplicemente legale operare con questo tipo di prodotti, gli ETF, al posto dell’acquisto diretto. Quindi c’è una parte importante di investitori che una volta disponibili gli ETF (in particolare negli USA), potrebbero arrivare sul mercato.
La disponibilità dell’ETF Bitcoin potrebbe creare un altro problema per chi vuole investire. Vogliono esposizione verso il comparto e, per regole interne non sempre granché intelligenti, devono scegliere più di un asset del comparto. Questo vuol dire che l’ETF Ethereum sarà un complemento ideale per chi investirà su quello Bitcoin e deve sottostare a certe regole.
La normalizzazione di questa categoria di asset non può che partire anche da questo specifico tipo di strumenti. Vedere gli ETF Ethereum gestiti da sponsor di un certo livello (basti pensare a BlackRock) vorrà dire per molti iniziare a considerarlo come un asset a tutti gli effetti.
Gli uffici di marketing di certi gestori sono una forza della natura. Da quando questi prodotti vengono approvati, migliaia di promotori finanziari iniziano a proporli ad un pubblico vasto e che può spendere, o meglio, investire. E questo avrà degli effetti importanti, per quanto probabilmente ridotti rispetto a quelli che avrà l’ETF Bitcoin.
L’ETF non è un prodotto per tutti. Chi è già abituato a investire direttamente o tramite exchange li troverà superflui. Per tanti altri invece diventeranno il sistema migliore per esporsi verso il prezzo di Ethereum. In questa sezione vedremo Pro e Contro per chi vuole investire in questi prodotti o ne sta valutando comunque l’acquisto.
COMMISSIONI: le commissioni richieste dagli exchange sono mediamente più alte di quelle richieste per comprare e vendere ETF. Questo vuol dire che chi acquista ETF finisce per spendere meno rispetto a chi opera sugli scambi crypto. E per chi investe somme importanti, la differenza diventa altrettanto importante.
SICUREZZA: non ci si deve preoccupare della custodia. Se ne occuperà l’ETF e quindi in tanti dormiranno sonni più tranquilli. I custodi degli ETF, per quanto non saremo noi a custodire le chiavi, sono comunque più sicuri degli exchange.
CONCORRENZA IMPORTANTE: anche perché contribuirà a rendere sempre più competitivi questi prodotti e a un abbassamento delle commissioni.
COMMISSIONI ANNUALI: si pagano commissioni annuali, che in Europa sono piuttosto alte. Negli USA lo saranno meno, ma c’è comunque da pagare.
NON È ETHEREUM VERO: siamo semplicemente esposti verso il prezzo di Ethereum, che è garantito dal sottostante. Ma non avremo in portafoglio Ethereum e non potremo spenderlo. Non potremo chiedere neanche la conversione diretta.
PER GLI EUROPEI: gli ETN hanno delle particolarità legali che nel peggior scenario possibile li rendono più rischiosi rispetto agli ETF. È una questione comunque piuttosto marginale, che non dovrebbe preoccupare i più.
PRO ETF ETHEREUM | CONTRO ETF ETHEREUM |
Sicurezza | Commissioni annuali |
Commissioni | No Ethereum vero |
Concorrenza | ETN (per gli europei) |
Gli ETF Ethereum saranno profondamente diversi da quelli Bitcoin per tutta una serie di questioni sul loro funzionamento, legate alla tecnologia che anima $ETH. E ci sono anche altre questioni che meritano di essere affrontate prima di salutarci.
Per ora ce n’è uno che lo offre, in Europa. Negli USA è difficilissimo che funzionerà così: le commodity non offrono rendimenti, e gli ETF saranno registrati come ETF… su commodity. Impossibile per ora pensare che ci saranno dei prodotti di questo tipo. La cosa mette al riparo Ethereum da certe questioni importanti: cosa succederebbe con una parte rilevante di Ethereum in staking e di proprietà dell’ETF?
Anche su Ethereum circolano e circoleranno bufale sul fatto che BlackRock e tanti altri gruppi stanno in realtà accumulando già Ethereum. Non è così. In questa guida vi abbiamo spiegato per filo e per segno come funziona.
Al contrario: ci sarà maggiore liquidità sui mercati di Ethereum e questo renderà più difficili eventuali manipolazioni. Tra le altre cose almeno i gestori hanno zero interesse a manipolare il prezzo di Ethereum. Quello che a loro interessa è invece di avere un patrimonio in Ethereum il più importante possibile.
Nel senso di Ethereum “emessi” senza sottostante. Non è così: le sostanze del custode vengono verificate periodicamente e sono sottoposte a controlli molto stringenti.
Questa è forse più incerta ma parliamo pur sempre dell’arrivo in questo campo di una serie di gestori di grandi possibilità e con uffici marketing importanti. A nostro avviso dal lancio degli ETF Ethereum negli USA cambierà tanto, anche il prezzo.
Gli ETF su Ethereum Spot sono un’ottima notizia su questo asset sono un’ottima notizia almeno per chi cerca esposizione finanziaria verso questo asset. Qualcuno storcerà il naso, ma la maturazione del mercato crypto deve necessariamente passare anche da questi canali.
Gianluca Grossi
Per gli altri: in Europa ci sono già prodotti, per quanto ancora piuttosto costosi e chi cerca esposizione verso Ethereum senza voler passare dalla detenzione può già optare per questa alternativa. Per chi aspetta quelli USA senza risiedere negli USA… in realtà questi prodotti saranno pressoché inaccessibili, se non tramite CFD, a noi europei. Quindi pazienza.
Sono ETF che hanno in cassa veri Ethereum e che vengono poi venduti per quote sulle borse regolamentate.
Per certe categorie di investitori possono essere certamente convenienti. Per altri invece è consigliato comunque l’investimento diretto. Nella nostra guida offriamo una disamina attenta dei pro e dei contro.
Molto probabilmente sì: avranno un impatto perché consentiranno a capitali altrimenti assenti di entrare nel mercato di Ethereum.
Non sempre, anzi, quasi mai. Quello di 21Shares in Europa offre questo tipo di rendimenti, ma è per ora l’unico. Difficile che lo staking venga offerto automaticamente negli USA.
Sono prodotti sicuri, anche se permangono rischi legati all’andamento del prezzo di Ethereum.
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Complimenti per l'articolo e per aver elencato quali siano gli ETF disponibili su Fineco. E' da ricordare che siamo a livelli pionieristici e ci saranno in futuro altri motivi per rallegraci del valore delle cripto sempre più importante e poi c'è l'AI che darà nuovo impulso a tutto il settore. Comunque siamo solo alla prima fase.