S&P Global Ratings, società che per l’appunto si occupa in genere di rating di debito sovrano e di debito privati di grandi aziende, ha deciso di allargare gli scopi della sua azione e di iniziare a guardare al mondo delle stablecoin. Motivo dell’interesse e dell’indagine di S&P è la stabilità degli stessi, ovvero la capacità di mantenere l’ancoraggio al dollaro.
Per quanto si tratti di giudizi sintetici, abbiamo i primi rating. Vincono USDC, Pax e Gemini Dollar, perdono tanti altri, tra i quali il più utilizzato e il più capitalizzato sul mercato, Tether USDT. Ma sono rating affidabili? E cosa ne sappiamo per ora?
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Arrivano i primi verdetti, per quanto saranno certamente contestati, da parte di S&P sulle principali stablecoin, i token che rappresentano o provano a rappresentare il valore di 1$. E sono giudizi piuttosto impietosi, soprattutto per quelli più utilizzati sui mercati.
In una scala che va da 1 (il voto migliore) a 5 (il voto peggiore), le principali stablecoin sono state così giudicate:
STABLECOIN | RATING DI S&P |
---|---|
USDC | 2 |
Pax Dollar | 2 |
Gemini Dollar | 2 |
Tether USDT | 4 |
FDUSD | 4 |
DAI | 4 |
TRUEUSD | 5 |
FRAX | 5 |
Sono giudizi piuttosto impietosi: il più importante è il 4 affibbiato a Tether, sul quale è stato sritto:
Il nostro voto di 4 riflette una mancanza di informazioni sulle entità che sono custodi, controparti, anche bancarie, per le riserve di USDT. Nonostante una larga parte delle riserve di Tether siano in debito sovrano USA a breve scadenza, c’è anche una significante esposizione verso asset più rischiosi con disclosure limitata. Questi asset potrebbero essere soggetti a rischi legati a credito, mercato, tassi di interesse o su valuta estera.
Per quanto alcune delle rilevazioni di S&P potrebbero sembrare in linea con la realtà, stupisce la nostra redazione che l’enorme quantità di debito USA, in titoli che sono considerati cash da qualunque tipo di analista, non permetta a Tether di ottenere un risultato maggiore. Per quanto riguarda l’esposizione verso altri asset, questa è costituita oggi dallo 0,1% di corporate bond, al 3,65% da metalli preziosi, a meno del 2% di Bitcoin, dal 5,98% da secured loans e al 2,61% in altri investimenti. Dato che Tether conserva a oggi riserve eccedenti il totale dei token emessi, non riusciamo a capire per ora il motivo di tanta acredine.
Vale inoltre la pena di ricordare che il CEO di Cantor Fitzgerald ha confermato di nuovo, ieri, di essere custode dell’enorme quantità di debito USA accumulato da Tether. Questo per rispondere ai dubbi di S&P sul custode di certi asset.
Parteciperemo in prima persona al webinar del 15 gennaio tenuto dalla stessa S&P e che si occuperà appunto di questi rating, che poi rating non sono, come specificato dallo stesso gruppo.
Abbiamo richiesto un commento a Paolo Ardoino, CEO di Tether e a Patrick Hansen, che invece è direttore per l’Europa – e per la divisione strategia e policy di Circle in Europa, l’emittente appunto di USDC. Non abbiamo ancora ricevuto risposta. Non appena la otterremo, aggiorneremo questo approfondimento di conseguenza.
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