SEC rigetta quella che per il diritto americano una rulemaking petition, che era stata inoltrata da Coinbase, nel tentativo, assai disperato, di ricevere chiarezza sul mercato delle crypto e più nello specifico delle regole che vi si applicano. Una storia che si trascina da mesi, con ritardi importanti nella risposta che avevano portato Coinbase anche ad adire le vie legali.
La storia si conclude qui, almeno per questa tornata, con SEC che rigetta la richiesta di Coinbase, indicando nelle leggi sulle security – che hanno ormai quasi un secolo – quanto serve per comprendere in che modo il mercato crypto deve essere regolamentato. Una decisione che si aspettavano tutti, ma che vale certamente la pena commentare.
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La storia va avanti da un po’. Coinbase aveva infatti avanzato richiesta di rulemaking a SEC, una richiesta verso l’agenzia di offrire un framework chiaro all’interno del quale si sarebbe dovuto muovere il mondo crypto e anche gli exchange, che di questo mondo vivono.
SEC, come prevedibile, ha risposto in modo negativo. Non vi è necessità di spiegare alcunché, o meglio, che la richiesta di intervento rapido di Coinbase non ha ragion d’essere:
Oggi la Commissione [SEC, NDR] ha rigettato la petizione di Coinbase di Rulemaking. Ho avuto il piacere di supportare la decisione della Commissione per tre ragioni. La prima è che le leggi esistenti si applicano già al mercato delle crypto security. […]
Questa è l’apertura di un comunicato stampa che è stato firmato dallo stesso Gary Gensler, che ha poi ripetuto quanto ha già affermato in passat più volte: gli investitori del mondo crypto hanno bisogno di protezione come quelli dei mercati classici, e le leggi che ci sono, dal 1933-34, sono più che sufficienti per offrire tali protezioni.
Gary Gensler ha inoltre rivendicato l’applicabilità di tali norme anche alle crypto, dato che in caso contrario i legislatori del tempo avrebbero indicato che tali leggi si applicano solo a azioni e bond. Cosa che non è avvenuta.
È un ragionamento che SEC mantiene ormai da tempo e che però non sembra soddisfare in alcun modo le richieste di Coinbase, che altro non aveva fatto che chiedere maggiore chiarezza – qui il documento originale.
Assolutamente niente. SEC ha ricordato inoltre che è già intervenuta e che ha delle cause in corso contro diversi progetti e operatori del settore crypto. E che sarà la commissione stessa a decidere le priorità.
Curioso il fatto che abbia inoltre invitato la controparte ad intrattenere discussioni proficue con l’agenzia. Coinbase ha affermato di aver contattato SEC più di 30 volte in 18 mesi, con incontri però che non sono stati affatto produttivi.
Stando così le cose, è difficile che tale decisione di SEC non venga contestata, ancora una volta, da Coinbase. Chi pensava a una SEC ammorbidita dall’arrivo ormai quasi scontato degli ETF Bitcoin dovrà ricredersi.
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