Ne avevamo parlato in periodi non sospetti. Ora la discussione è arrivata ai massimi piani, coinvolgendo Eric Balchunas di Bloomberg e Nate Geraci di ETF Store, ETF Prime e ETF Institute. Di cosa si discute? Dell’effetto che gli ETF potranno avere sugli exchange crypto, che arrivano già da un periodo di commissioni ridotte dovuto ai volumi non entusiasmanti sul mercato.
L’idea di fondo è questa: gli ETF saranno più efficienti, anche sotto il profilo delle commissioni, per l’investimento e dunque potranno andare a mangiarsi una fetta della ricca torta che oggi si spartiscono gli exchange. Detto in modo più lineare: la competizione da parte degli ETF sarà consistente e costringerà anche gli ETF a ridurre le proprie commissioni.
C’è chi parla, come Geraci, addirittura di bagno di sangue, a nostro avviso esagerando. Sta di fatto che almeno per quanto riguarda Bitcoin, è un discorso da fare, da analizzare e anche da comprendere per capire come potrà muoversi il mercato nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Vieni a discuterne sul nostro Canale Telegram, insieme alla nostra redazione e ai nostri lettori.
Avevamo affrontato almeno in parte il discorso nella nostra intervista a Eric Balchunas di Bloomberg. Ora la questione è diventata di dominio pubblico e sarà il caso di discuterne, di nuovo, anche su queste pagine.
Arriveranno gli ETF Bitcoin Spot e almeno sul mercato secondario saranno scambiati con commissioni che sono grandemente inferiori rispetto a quelle praticate dagli exchange. Questo vuol dire che chi vuole esposizione solo verso Bitcoin avrà vantaggi economici a operare, se negli USA, sugli ETF.
Bitcoin oggi, nonostante l’enorme proliferazione di altri crypto, vale ancora una parte considerevole degli asset crypto in termini di volumi in percentuale. E questo vuol dire che gli exchange dovranno rinunciare ad almeno una parte dei loro introiti, perché qualcuno finirà per preferire le commissioni, assai risicate, per lo scambio di ETF.
Il discorso fila: scambiare ETF sul mercato secondario negli USA è molto economico e la cosa avrà un qualche impatto sulle venue di scambio più utilizzate. Tuttavia c’è da considerare tutta un’altra serie di fattori che non permetteranno di vedere gli exchange andare in pensione ancora a lungo.
Per quanto il problema ci sia, soprattutto dopo un anno terribile per il comparto exchange, ci sono a nostro avviso altre considerazioni da fare.
Diversi degli investitori in crypto finiscono per interessarsi anche a altri prodotti del comparto. E questi sono offerti tramite exchange e non dagli ETF negli USA. Almeno per ora. Non solo dunque per il trading di altcoin gli exchange saranno ancora necessari, ma ci sarà comunque la possibilità che questi facciano da traino a… Bitcoin. O meglio, alle vendite e acquisti di Bitcoin tramite exchange.
Per chi vuole trasferirsi Bitcoin autentici sul wallet, l’exchange rimarrà l’unica possibilità a disposizione. Los cambio di quote degli ETF contro Bitcoin è consentito infatti solo agli AP, broker e banche che sono designate per ricoprire questo ruolo.
Non parliamo di quelle di acquisto e vendita sul mercato secondario – ma delle commissioni di gestione. Negli USA saranno molto più basse che in Europa, ma comunque vicine al punto percentuale.
Certo, dei nuovi arrivati sul mercato tramite ETF è difficile pensare che gli exchange possano trarre guadagni diretti. Ma chi ha consolidato la sua posizione durante questa pessima stagione per gli intermediari, potrebbe anche raccogliere dei frutti importanti.
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