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In Argentina contratti in Bitcoin e crypto? Sì, anche se…

L'Argentina apre a Bitcoin? Nì. In realtà nel paese cambia tutto, e c'entra la libertà di chi stipula contratti.
9 mesi fa
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Non ve l’hanno raccontata esattamente giusta. L’attuale ministro degli esteri e del commercio internazionale argentino, Diana Elena Mondino, ha scritto un tweet che ha fatto rapidamente il giro del mondo Bitcoin, pur non essendo in realtà una novità di grande portata, almeno per BTC. Cosa è successo?

Tramite un decreto di urgenza il presidente argentino Javier Milei modificherà un articolo specifico del codice civile e del commercio argentino, permettendo così compravendita di beni e servizi secondo qualunque tipo di valuta scelta dal venditore e dal compratore di concerto. Questo permetterà anche di utilizzare Bitcoin, ma anche le altre crypto e, come ha ricordato in realtà lo stesso ministro, con qualunque tipo di utilità.

Chissà se per non aver capito oppure se per quella tendenza di prendere in giro i propri lettori tanti account top di Twitter nell’ambito Bitcoin abbiano riportato la notizia non senza un po’ di tendenziosità. Proviamo a fare chiarezza su quanto è successo. E, non dimenticare, che potrai venire anche sul nostro Canale Telegram a discuterne, sia con la nostra redazione, sia con i nostri lettori.

Bitcoin sbarca in Argentina? Sì, ma non da solo

Cos’è successo? Andiamo con ordine. Javier Milei ha ratificato un DNU, ovvero un Decreto de Necesidad y Urgencia, decretazione appunto d’urgenza che è nei poteri del presidente e che andrà a cambiare diverse cose del funzionamento del commercio in Argentina. L’articolo che sarà modificato e che è interessante per Bitcoin è l’art. 766 del codice civile e del commercio. La versione precedente recita:

Obbligo del debitore. Il debitore deve consegnare la quantità corrispondente della specie designata.

La nuova versione invece recita:

Obbligo del debitore. Il debitore deve consegnare la quantità corrispondente della moneta designata, sia che la moneta sia a corso legale nella Repubblica sia che non lo sia.

Cosa vuol dire? Ne ha dato interpretazione autentica lo stesso ministro, che su Twitter ha scritto:

Ratifichiamo e confermiamo che in Argentina si potranno stipulare contratti in Bitcoin.

E questo è il tweet che ha fatto partire il tam tam tra gli appassionati di Bitcoin. I soliti account però hanno dimenticato di leggere anche la seconda parte:

E anche qualsiasi altra cripto e/o utilità come chili di manzo o litri di latte.

Cos’è successo davvero? È stata rimossa una limitazione al tipo di valuta che si può utilizzare in Argentina nei contratti e quindi ora si potrà farlo non solo in Bitcoin, ma anche in Ethereum, Tether, USDC o qualunque altra cripto sia gradita alle controparti, comprese Shiba Inu Coin o Pepe.

Una notizia che non riguarda soltanto Bitcoin

Per quanto molti abbiano riportato la notizia come conferma delle tendenze di Milei pro-Bitcoin, in realtà si tratta di una norma liberale in senso più ampio e che restituirà agli argentini la capacità di stipulare contratti come credono.

Che lo facciano in Bitcoin o in Ethereum, in dollari o in pesos argentini starà soltanto alle parti. E quindi, di nuovo, la libertà di stipulare i contratti come preferiscono e non un’apertura a Bitcoin. Il fatto che si possano fare anche in Bitcoin è una conseguenza, sempre all’interno di un insieme più ampio.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

Vedi Commenti

  • E' ciò che si dovrebbe fare in tutto il resto del globo. Libertà di scelta

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    • 100% d'accordo Klaus

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    • Giusto!

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