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Anche Hong Kong apre a ETF Bitcoin e crypto

Anche a Hong Kong si scaldano i motori per ETF crypto e Bitcoin.
1 anno fa
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La questione ETF non interessa soltanto gli Stati Uniti, per quanto sia quella la questione che sta tenendo banco. Arriva un altro importante segnale da Hong Kong, che poi è il mercato di riferimento anche per la più ampia economia cinese. La Securities and Futures Commission, l’omologa di SEC a Hong Kong ha infatti pubblicato due diverse circolari, che aprono la strada all’arrivo di ETF Spot su Bitcoin e altre crypto.

Si tratterebbe, data l’enorme rilevanza di questo mercato, di un’ottima notizia per tutto il comparto, a partire da Bitcoin, mentre intanto a Washington i preparativi fremono per quello che sarà, per il lato finanziario di Bitcoin, l’evento del secolo.

L’apertura di Hong Kong sarà però soltanto un passo avanti di un percorso necessariamente più lungo, che segnala però di nuovo quelli che sono gli enormi passi in avanti del mondo crypto in ambito finanziario, cosa che sarebbe sembrava assolutamente impossibile soltanto un anno fa.

Le due circolari di Hong Kong

Le circolari che sono state diffuse sono due: da un lato c’è quella della SFC, commissione governativa che si preoccupa di controllare e regolamentare i mercati finanziari. Dall’altro c’è invece la circolare dell’autorità monetaria di Hong Kong. Cosa dicono tali circolari? Che le regole che riguardano il mondo degli asset digitali, e dunque anche di crypto e Bitcoin sono state oggetto di analisi e discussione e che ci si può muovere verso le application per gli ETF Spot sulle crypto.

[SFC] è pronta ad accettare richieste di autorizzazione per altri fondi con esposizione agli asset virtuali, inclusi i fondi su virtual asset scambiati spot.

Prima però di cantare vittoria c’è da considerare quali sono i requisiti che sono stati comunicati dalle autorità. Si tratta di requisiti stringenti e che prevedono che si ricorra a piattaforme crypto che sono state già autorizzate nel paese oppure ancora da istituzioni finanziarie con licenza.

In aggiunta però saranno permesse sia la creazione in kind, sia quella cash creates, facendo così già un passo avanti rispetto alle richieste della SEC americana.

Ci sarà poi da occuparsi anche di custodia: sarà necessario ricorrere a intermediari di custodia che siano anch’essi in possesso di licenza. Niente però di inaspettato: in una giurisdizione che è stata sempre molto attenta alle offerte crypto, non ci si poteva certo aspettare l’anarchia assoluta in termini di gestione.

Ora ci sarà da vedere chi deciderà di fare il primo passo in avanti e proporre un prodotto che potrebbe far gola anche agli investitori del Lontano Oriente. Difficile però pensare che diventerà più importante di quello statunitense, nel caso, che opererà sul più importante mercato per gli ETF al mondo.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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