La giostra degli ETF ripartirà a breve, negli USA. Dopo l’approvazione di quello dedicato a Bitcoin, ora ci sono tanti altri progetti che scalpitano. La situazione però, almeno negli USA, è assai diversa da quella europea, continente dove da tempo sono quotati anche prodotti che hanno i cosiddetti altcoin dentro.
Ci saranno altri ETF crypto negli States? E a che condizioni? Chi è in vantaggio rispetto agli altri? Si fermeranno a Bitcoin? Includeranno Ethereum? Sono tutte domande legittime, alle quali proveremo a dare una risposta di senso compiuto, tenendo conto di quanto conterà davvero.
Ethereum parte certamente in pole position: ci sono già diverse richieste di approvazione che presto vedranno le loro prime scadenze. Ma che dire degli altri?
Ok per l’ETF Bitcoin Spot. Ma ora sono in altri a scalpitare, tra gestori e progetti, per essere inseriti in prodotti finanziari che possano essere scambiati sulle borse regolamentate.
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Ethereum è già stato inserito all’interno di richieste di approvazione. Sul tema Eric Balchunas, specialista di ETF di Bloomberg che si è rivelato essere di grande affidabilità su quello Bitcoin, afferma che c’è il 70% di possibilità che venga approvato. Su Bitcoin eravamo al 90%, tanto per offrire una prospettiva.
E perché mai? Riteniamo che le questioni principali siano due: per stimolare l’attivazione di un ETF da parte di giganti di quelle proporzioni servono interesse e volumi. E non tutte le crypto sono in grado di offrirle. Ethereum ha certamente superato questo requisito, tant’è che ci sono già diversi prodotti in approvazione.
Il secondo criterio sarà quello di evitare lo status di security non registrata negli USA. Per chi non avesse seguito le evoluzioni di questa vicenda, offriremo un brevissimo riassunto.
Tutto ciò che è ritenuto contratto di investimento negli USA deve essere registrato con SEC. Al fine di determinare se un asset è un contratto di investimento, deve rispettare i criteri fissati dall’Howey Test: deve essere un investimento di denaro, con l’aspettativa di profitto che dipende dallo sforzo di altri. È una definizione forse un po’ cervellotica: sta di fatto che per Gary Gensler di SEC molte delle criptovalute sarebbero contratti di investimento. E nessuna di queste o quasi si è registrata. E per questo, direttamente o meno, le ha attaccate in tribunale.
In questa tabella riassumiamo la situazione attuale:
CRYPTO | SECURITY? | NOTE |
---|---|---|
Ethereum | ? | Mai citata da SEC come security non registrata. Gensler non ha mai risposto |
BNB | 🟢 | Citata in causa Sec v. Binance |
SOLANA | 🟢 | Citata in causa Sec v. Binance |
XRP | 🟢 | Causa ancora aperta v. Sec |
CARDANO | 🟢 | Citata in causa Sec v. Binance / Coinbase |
AVALANCHE | 🔴 | |
DOGECOIN | 🔴 | |
POLKADOT | 🔴 | Polkadot ha cercato di interagire con SEC per mesi, senza ottenere alcun chiarimento |
TRON | 🟢 | Citata in causa Sec v. Justin Sun |
MATIC | 🟢 | Citata in causa Sec v. Binance / Coinbase |
Il punto interrogativo su Ethereum è d’obbligo su Ethereum, perché per quanto non sia stata mai inclusa in cause da parte di SEC, Gensler in pubblico si è sempre rifiutato di parlarne in questi termini.
Sull’aspetto Ethereum c’è però una base per la quale essere positivi: BlackRock e altri hanno già fatto richiesta di approvazione, probabilmente convinti di poter superare questo problema. O convinti del fatto che SEC non si opporrà in quanto la ritiene security non registrata.
C’è un problema aggiuntivo. SEC ha avuto un atteggiamento piuttosto aggressivo nei confronti dello staking, soprattutto quando offerto da intermediari. Coinbase sta affrontando una causa in questo senso, Kraken ne ha chiusa una pagando una multa. Che sia un problema poi che si riflette anche sulla qualità dell’asset? Per ora sembra di no, ma è una considerazione aggiuntiva, a nostro avviso, da fare.
Avalanche, Polkadot e Dogecoin hanno per ora uno status libero, e potrebbero dunque superare questo ostacolo agilmente. Ci sarà però da considerare se potranno superare il primo criterio, ovvero quello di poter generare profitti sufficienti a chi gestisce prodotti di questo tipo.
Con gli elementi che abbiamo adesso, riteniamo che sarà Ethereum, nel caso, ad arrivare prima sui mercati degli ETF USA (sì, in Europa c’è già!) e che le considerazioni su altri ETF siano piuttosto premature, soprattutto fino a quando non ci sarà chiarezza sotto il secondo degli aspetti che abbiamo citato.
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