Dietro il crollo di Bitcoin post approvazione dell’ETF c’è almeno una ragione concorrente. Nel corso di 48 ore ci sono stati outflow, capitali in uscita da Grayscale, uno degli ETF di nuova approvazione, per una cifra complessivamente superiore a 500 milioni di dollari. Questo il dato complessivo raccolto nelle prime due sessioni di trading per i primi ETF.
La fuoriuscita di capitali da Grayscale era più che attesa: il prodotto finanziario in questione si è presentato sul mercato con più di 27 miliardi di dollari di capitalizzazione, che si trascinava dietro dalla sua precedente vita come Trust scambiato sui mercati OTC.
In questo primo approfondimento del sabato proveremo a capire cos’è successo, perché e che tipo di prospettive ci sono nei prossimi giorni quantomeno a Wall Street e dintorni, e ti invitiamo anche a venirne a discutere nel nostro canale Telegram, con la nostra redazione e anche con tanti nostri lettori.
I primi due giorni di trading dell’ETF Bitcoin Spot non sono stati granché entusiasmanti almeno per il prezzo di $BTC. Per chi vuole andare oltre uno stanco sell the news, che sarà anche cool da ripetere sui social ma che non offre un quadro preciso di quanto è accaduto, abbiamo un’analisi.
Grayscale ha visto nei primi due giorni oltre 500 milioni di dollari di capitali in uscita. Una cifra che chi non ha bene a mente cosa è successo prima e cosa sta succedendo adesso avrà anche considerato come fallimento dell’intera baracca degli ETF, ma che ha delle ragioni più profonde.
Chi ha seguito l’epopea dell’approvazione degli ETF su queste pagine lo saprà già. Gli altri meno. E sarà utile fare un breve recap.
Grayscale Bitcoin Trust è nato nel 2013. Veniva scambiato, prima della conversione, su mercati OTC e nel corso di 10 anni ha accumulato oltre 640.000 Bitcoin. Un fondo di enormi proporzioni, che si è presentato alla conversione con capitali già molto importanti, superiori ai 27 miliardi di dollari.
GBTC è stato il trade dell’anno. A gennaio le quote valevano il 36% in meno del controvalore dei Bitcoin che rappresentavano. A giugno il 43% in meno. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che chi ha comprato le quote di $GBTC, ha guadagnato oltre a quanto avrebbe guadagnato con la corsa di Bitcoin, un 43% aggiuntivo.
Sono gain molto importanti, tenendo conto del fatto che Bitcoin ha più che raddoppiato il suo prezzo nel giro di 12 mesi. Alla quotazione questo gap si è chiuso.
Altra questione: prima della conversione in ETF, le quote del fondo non si potevano convertire in BTC, motivo per il quale questo gap, in una fase di mercato avversa parecchio lunga, ha accumulato questo gap.
C’è un altro aspetto che rende molto meno attraente GBTC rispetto al resto della truppa degli ETF – e anche rispetto alla detenzione diretta di Bitcoin. Le commissioni chieste dall’ETF in questione ammontano all’1,5% annuo, contro commissioni che sono anche di 7 volte più basse.
Le vendite delle quote di GBTC hanno esercitato un’importante pressione ribassista, che unita a una stanchezza di Bitcoin dopo un’incredibile è stata la maggiore forza che ha animato l’andamento di Bitcoin in queste ultime ore.
La prossima settimana ci saranno altri outflow? Probabilmente sì. Pensare però che possano avere lo stesso effetto è, per il momento, prematuro.
Nel frattempo il leader di Bitwise, altra società che ha quotato un ETF, ha invitato tutti alla calma: c’è forte domanda, dice, da parte degli advisor, che avrà bisogno di qualche tempo prima di raggiungere i mercati.
L’ETF, ha tenuto a precisare, non è una questione da considerare nell’arco di due giorni.
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