È arrivata una parola che in molti dovrebbero forse considerare come finale sulla questione riserve di Tether. Sulla questione infatti è intervenuto direttamente il CEO di Cantor Fitzgerald, una delle più importanti società finanziarie degli Stati Uniti, che gestisce almeno a quanto sappiamo l’enorme dotazione di titoli di stato USA che Tether ha acquistato con le riserve che garantiscono gli USDT in circolazione.
A parlare è dunque uno dei personaggi più rappresentativo non solo della questione Tether, ma anche dell’alta finanza statunitense. Il palcoscenico è quello di Davos – durante la solita kermesse che raccoglie i più potenti della politica e della finanza a livello mondiale. E il messaggio non piacerà a chi ciclicamente torna ad accusare Tether di non avere in cassa quanto serve per garantire il suo peg al dollaro.
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La questione è importante, e al tempo stesso assai noiosa. Parliamo delle riserve di Tether, il più importante delle stablecoin in termini di capitalizzazione. E la questione è quella delle sue riserve: Tether è infatti una stablecoin che garantisce il suo valore di 1$ con riserve in dollari e in titoli estremamente liquidi, quelli considerati cash like, ovvero pari al cash. Ovvero i titoli di stato USA a breve scadenza.
Sulla questione della presenza o meno delle riserve di Tether è intervenuto ora un personaggio assai importante: si tratta di Howard Lutnick, che è intervenuto sua sponte direttamente a Davos, confermando che la sua società non solo gestisce una larga parte di quegli asset, ma anche che hanno condotto analisi a sufficienza per essere certi della consistenza delle promesse di Tether.
Una questione che dovrebbe chiudere, una volta per tutte, il FUD che ciclicamente torna sui mercati quando si parla di Tether e delle sue riserve. FUD che finisce poi per colpire tutto il settore, in quanto Tether è certamente quintessenziale alla tenuta dell’intero mercato, essendo la stablecoin più diffusa e più capitalizzata.
I soldi in ballo sono tanti, è vero, ma c’è anche il CEO di una delle più importanti società finanziarie degli USA che si espone a garanzia di asset che sono comunque registrati. Quanto afferma può essere facilmente verificato dalle autorità preposte, che negli USA non hanno mai fatto sconti a Tether.
La questione dovrebbe, almeno in parte, placare chi contesta certe dotazioni. Non placherà certamente chi fa FUD per il gusto di farlo, per qualche click o per fare il contrarian.
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