La stampa italiana, da sempre poco interessata a quanto avviene nel mondo Bitcoin, sta dando il meglio di sé per quantità e qualità da circa due settimane. Sì, sono le due settimane passate dall’approvazione dell’ETF Bitcoin Spot, immediatamente divenuto fulcro degli interessi di giornalisti più o meno preparati sul tema.
Contarli è impossibile: non si era mai vista una tale attenzione per Bitcoin, anche se in Italia, al contrario che altrove, il coro canta sempre sulla stessa nota. Gli ETF sono pericolosi, Bitcoin lo è ancora di più, e chi va ancora dietro a questa valuta, questo asset, altro non è che un pollo, anche se tra virgolette.
Ne abbiamo già parlato all’interno del nostro canale Telegram e continueremo a farlo anche successivamente alla pubblicazione di questo approfondimento, con il quale vorremmo mettere qualche puntino sulle i, tanto necessari per tenere alto – per quanto possibile – il nome della stampa italiana, quanto per ricacciare dove meritano certe fantasie.
Polli e truffati: basta un -15% di Bitcoin per far ringalluzzire gli hater
C’è voluto davvero poco. Dopo averli visti nascondersi nel corso di tutto il 2023, anno di grazia durante il quale Bitcoin ha fatto registrare un aumento di valore superiore al 100%, eccoli tornati alla carica ora che l’approvazione dell’ETF Bitcoin non ha (ancora) spedito il valore di questo asset alle stelle.
Certo, si potrebbe chiudere la questione chiedendo loro dove fossero finiti nel corso del 2023, o perché non avessero proferito parola quanto Tito Boeri definiva BTC una truffa colossale, ma sarebbe troppo facile.
Il principale giornale che si occupa di questioni finanziarie ha pubblicato editoriali ad un ritmo impressionante: di media praticamente uno al giorno, ricordando a tutti che in realtà non è che sia cambiato poi molto dall’arrivo degli ETF negli USA. E chi non ha mai creduto – come se di fede ci fosse bisogno – a Bitcoin, trova nel ritracciamento dai 49k toccati con un dito motivo di sentirsi finalmente ringalluzzito.
Non c’è più pericolo di sentirsi chiedere ma Bitcoin non è una truffa? Com’è che è ancora lì come sarà avvenuto per tutto il 2023.
Il tema è inoltre così caldo da aver fatto scomodare anche collaboratori dei giornali saltuari, quelli che arrivano dalla cosiddetta società civile, quelli che magari hanno qualche fondo in gestione e che Bitcoin non possono proprio soffrirlo.
Uno di questi si è prodotto in prosa artistica citando addirittura Diogene, che ebbe a rispondere a Alessandro Magno di spostarsi, che gli stava coprendo il sole.
E c’è chi oggi, sempre con la sicumera che un -15% può offrire soltanto ai meno avveduti, definisce trappola per polli l’ETF, citando non meglio precisati evangelisti che avevano parlato di grande crescita di prezzo all’arrivo dell’ETF.
Una tecnica retorica che purtroppo vale quanto chi la scrive: si prende qualche commento a casaccio, il più estremo dello schieramento del quale ci siamo auto-dichiarati nemici, si attribuisce tale opinione a tutti e si scrive un’articolessa per darsi un tono. Niente di nuovo, per carità, ma non ci aspettavamo tanta acredine.
Bitcoin è ancora qui, nonostante le vittorie di Pirro di quattro “colleghi”
Ce li immaginiamo così, che si sfregano le mani perché finalmente hanno avuto ragione. Bitcoin ha smesso di procedere come un missile. E pazienza se nel 2023 è stato il miglior asset del mondo: per questi 10 giorni scarsi hanno avuto ragione loro. E chi ci ha messo soldi ha perso qualcosina.
I più cinici dei nostri lettori ci ricordano che le qualità morali, le ambizioni di ciascuno si giudicano anche da ciò che si prefiggono come obiettivo. Non siamo di questo avviso, ma viene comunque da chiedersi che tipo di vita si conduca se un -15% di Bitcoin è fonte di cotanta eccitazione.
Basterebbe però fermarsi a pensare per qualche ora, leggere e capire cos’è Bitcoin. No, Bitcoin non è soltanto prezzo: non lo è quando cresce, non lo è quando contrae. Bitcoin è anche e soprattutto un network monetario che continua a non perdere un colpo, che permette di transare senza chiedere il permesso a nessuno e che nel giro di 15 anni – nonostante gli strali delle penne più raffinate italiane e globali – continua a conquistare cuori e portafogli.
Non c’è certo bisogno di aspettare che si ravvedano. Bitcoin – e anche noi a dire il vero – sta bene benissimo anche senza di loro. Rimane un po’ di tristezza nel vedere giornali un tempo blasonati dare spazio a fesserie degne de Il Lercio, che parlano di fine del sogno anarchico di Bitcoin, semplicemente perché qualche fondo può acquistarne.
Cosa che in verità avviene da più di un decennio: avete presente Grayscale, il fondo che sta facendo registrare uscite importanti? Esiste appunto da più di 10 anni. Chissà, forse sarà passato inosservato in certe redazioni un fondo che ha accumulato più di 600.000 Bitcoin…
Ma io mi domando, ma come sia possibile scrivere certe cose sul btc, quando da 16 dollari è poi ritornato alla grande toccando i 48 dollari, e questo sarà solo l’inizio di un meraviglioso btc. Ho una domanda da chiedere, come mai sono con telegram e mi dice che gli amministratori del gruppo mi hanno vietato di inviare messaggi. Io non ho mai scritto nulla. Grazie
Io, se mi trovo a commentare in qualche testata che lo consente, gli faccio presente i soldi che, puntualmente, “trovo a terra”, semplicemente farmando le nuove cripto che lancia Binance (ora é in farming ALT, spero che dia frutti all’altezza di MANTA, XAI, AI, NFP, ACE, MEME…). E, tutto questo, oltre agli ordinari introiti del trading (sarebbe troppo lungo spiegargli il mio algoritmo di trading. Sono certo che, vista l’impreparazione di giornalisti e lettori, in pochissimi lo capirebbero). Se proprio voglio infierire gli parlo dei pacchetti di investimento (tipo, per fare un esempio, AXS, che, nel pacchetto bloccato a 120 giorni, sta attualmente offrendo il 23,9% annuo, interesse composto, che si aggiunge al capitale con cadenza giornaliera. Ma occasionalmente esce anche di meglio, tipo, mentre scrivo, UMA sta riconoscendo il 25,41% annuo, flessibile, quindi revocabile senza perdita degli interessi giá maturati, con interesse composto accreditato ogni minuto).
A quel punto parto con le domande provocatorie: “quanto offrono, di interesse attivo, le banche italiane e/o in UE? Quanto le obbligazioni italiane? Quanto i titoli di stato? Cosa ci assicura che l’italietta non faccia un bel default a breve, visto lo stato disastrato, riconosciuto tale da osservatori attenti (tipo Mazziero Research) dei suoi conti pubblici, che comporterebbe la perdita di capitali ed interessi per chi li ha sottoscritti?
Credo che, chi ne capisce un po’ di finanza, leggendo questi numeri, non possa che sottrarsi al confronto con la coda tra le gambe…
p.s. attualmente sono a Mosca, Qui la banca, alfabank, dove ho acceso un c/c per le spese contingenti, mi riconosce il 16% annuo di interesse attivo! Giusto per dire che, anche al confronto con la finanza classica, non é che ne escano benissimo gli operatori italiani/UE