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Crypto blocco a Hong Kong | Il progetto limita accesso dopo…

Svolta nel caso a Hong Kong tra autorità finanziarie e Floki.
12 mesi fa
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La diatriba tra Floki Inu e Hong Kong si chiude qui. Qualche giorno fa le autorità finanziarie di HK avevano infatti diramato una nota definendo il programma di staking del progetto “non autorizzato” e “sospetto”, scatenando un profluvio di commenti, spesso arrabbiati, sui social, chiaramente tra i sostenitori del progetto e tra chi aveva già investito.

Dicevamo che la questione si chiude qui, perché Floki ha deciso appunto di non servire più utenti di Hong Kong con suddetti programmi, mettendosi così al riparo da eventuali interventi delle autorità. Una storia che non è la prima di questo genere e che racconta un’altra faccia della finanza parallela della DeFi e dello staking che deve però fare sempre più spesso i conti con le autorità del mondo reale, quelle che controllano i mercati finanziari tradizionali.

L’annuncio è stato dato tramite un post sul blog ufficiale di Floki, con una mossa che dovrebbe chiudere per sempre la questione e mettere al riparo il progetto da eventuali multe, sanzioni e indagini, almeno a Hong Kong.

Hong Kong amara per Floki

Si chiude così una diatriba che aveva fatto inalberare molti e che al tempo stesso ribadisce che, in diversi casi, le autorità del mondo finanziario classico riescono ancora a esercitare potere anche nel mondo della blockchain, che almeno a certe condizioni non può certo affrancarsi dal monopolista della vigilanza (e della forza).

Prendiamo atto del fatto che la Securities and Futures Commission di Hong Kong ha, il 26 gennaio, inserito i programmi di Staking su Floki e TokenFi nella lista di investimenti “sospetti”. Ci dispiace vedere SFC prendere misure tanto drastiche. Dal dicembre 2023 abbiamo lavorato con i nostri avvocati per chiarire la situazione e per rispondere a certe questioni di carattere legale, dato che Floki è un progetto rispettoso della legge che vuole essere il linea con le leggi di tutte le giurisdizioni in cui operiamo, per quanto la natura di Internet renda molto difficile definire le nostre aree di operatività.

Questa è l’apertura del lungo post sul blog di Floki, che anticipa poi le misure che sono state prese affinché la questione possa finire qui. E nello specifico:

  • Avvisi sui siti tramite i quali fare staking che il servizio non è aperto agli utenti di Hong Kong.
  • Altre (e non specificate) misure per prevenire l’accesso degli utenti di Hong Kong ai programmi di staking, almeno fino a quando la questione non sarà risolta;

==> Vieni a discutere con noi questa e altre notizie sul nostro Canale Telegram ufficiale.

Tutto è bene quel che finisce bene?

Staremo a vedere. Per ora i mercati hanno reagito in modo relativamente positivo alla diffusione della lettera, per quanto parte della crescita delle ultime 24 ore sia imputabile all’ottima performance di Bitcoin, che ha spinto tutto il settore al rialzo.

La vicenda, a prescindere dagli effetti per Floki e Hong Kong, sarà anche un buon punto dal quale partire per una discussione sulla possibilità di certi progetti di operare, appunto, senza l’approvazione dei diversi regolatori. Lo sanno bene già gli statunitensi, con una SEC che negli ultimi anni si è dimostrata essere piuttosto aggressiva. Ora lo sanno anche i cittadini di Hong Kong. E chissà se un domani…

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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