Un fiume di denaro. Ed è un fiume di denaro che parte dalle principali società crypto che operano o hanno interessi negli USA verso i PAC, comitati elettorali che raccolgono donazioni su specifiche cause e/o specifici candidati. Sì, il 2024 sarà anno di elezioni negli USA, elezioni che in Paese dove si è ancora parecchio indietro con le regole, saranno cruciali anche per questo comparto.
Dietro le donazioni ci sono diversi nomi noti dell’ambiente: Coinbase, anche tramite il proprio CEO Brian Armstrong, così come Ripple e a16z. Le donazioni sono state convogliate verso Fairshake, PAC appunto che cercherà di fare proprie le istanze del mondo crypto e più nello specifico quelle delle società che operano in questo comparto.
Una buona notizia? C’è tanto di politico nel 2024 del settore crypto e Bitcoin e dovremo cercare di capire chi è da quale parte e cosa potrebbe effettivamente cambiare nello scenario americano, che rimane di gran lunga il più importante, fosse soltanto per gli enormi capitali che è in grado di muovere.
Il mondo crypto prova a difendersi come può, verso la fine di una gestione Gensler di SEC che sarà ricordata come una delle più aggressive di sempre, non solo nei confronti del mondo crypto, ma più in generale verso i mercati. Come può, il che vuol dire che nella particolare organizzazione statunitense delle campagne elettorali metteranno tanti soldi.
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Quanti? Brian Armstrong ha contribuito personalmente con 1 milione. Coinbase come exchange con 24,5 milioni, Ripple con almeno 20 milioni. E probabilmente arriveranno altri denari dalle venture che sono impegnate nel mondo crypto, come a16z e Electric Capital. Denari importanti, forse poca cosa rispetto all’enorme volume di fondi che le elezioni presidenziali riescono a muovere, ma che al tempo stesso sono, almeno ad avviso di chi vi scrive, un segnale importante.
Segnale importante su diversi fronti: il primo è che diversi player hanno deciso di fare fronte comune, affrontando appunto un nemico comune in tribunale e anche al Congresso. Il secondo è una sorta di normalizzazione del settore crypto come settore di servizi al pari degli altri. Tutte le altre industrie contribuiscono infatti alla campagna elettorale a caccia di candidati che si facciano portatori delle proprie istanze. Una situazione dunque di assoluta normalità che potrebbe dare una mano a ricevere un trattamento migliore – non che ci voglia granché – rispetto a quello ottenuto fino a ora.
L’obiettivo finale di queste fondazioni è di portare al Congresso la volontà politica di regolare il settore e di farlo in senso non punitivo.
L’assenza di leggi chiare e di attribuzioni a SEC o CFTC negli USA è costata già alle aziende del settore milioni di dollari in multe e in parcelle degli avvocati. Una situazione che certamente non potrà andare avanti su questo binario, date anche le società coinvolte. Coinbase è custode per il grosso degli ETF Bitcoin Spot quotati negli USA, Ripple punta(va?) alla quotazione in borsa e i venture vorrebbero essere al riparo dall’accusa di aver investito in security non registrate.
Il fronte comune c’è, i denari anche. Che sia la volta buona?
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