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REGISTRO MINER

USA vogliono registro dei miner Bitcoin | C’entra l’energia

Ancora attriti tra l'amministrazione Biden e il mondo Bitcoin. Ora vogliono un registro dei consumi dei miner.

Ci risiamo: un’amministrazione che certamente non passerà alla storia per il favore mostrato al mondo Bitcoin, scende di nuovo in campo e manda tutti gli operatori del settore sulle furie. Questa volta il comparto specifico è quello del mining Bitcoin e l’amministrazione, ancora una volta, è quella Biden.

Secondo quanto è stato riportato da diverse testate statunitensi, l’EIA, la US Energy Information Administration, avvierà delle indagini sul consumo di energia da parte di chi svolge attività di mining di criptovalute. Secondo quanto è stato riportato da operatori del settore che hanno sede negli USA, si tratta di richieste in realtà più dettagliate, che riguarderebbero anche il tipo di macchinari impiegati, nonché la potenza di calcolo, oltre che i consumi.

Una notizia che ha sollevato reazioni di sdegno da parte della community e che con ogni probabilità sarà fonte di ulteriori attriti tra appassionati, operatori, investitori nel mondo di Bitcoin e un’amministrazione che almeno in parte, tra le sue fila, sembra avere un numero consistente di avversari.

Cosa chiede il dipartimento?

Secondo il comunicato stampa diffuso dalla stessa EIA, a partire dalla prossima settimana le attività di mining su Bitcoin negli Stati Uniti – quelle che sono state identificate – dovranno rispondere con tutti i dettagli del caso alle richieste di dati avanzati dalla stessa agenzia.

Puoi venire a discutere questa notizia e le altre che ti offriamo in anteprima sul nostro Canale Telegram.

Intendiamo continuare a analizzare e scrivere riguardo le implicazioni di carattere energetico per le attività di minind di criptovalute negli Stati Uniti. Ci focalizzeremo specificatamente su come la domanda di energia sta evolvendo, identificando le aree geografiche di alta domanda e quantificando quanto è necessario per soddisfare la domanda da parte degli operatori.

Fin qui nulla di preoccupante, se non fosse che sono già arrivare lamentele da parte di alcuni operatori. Nello specifico Marty Bent di Cathedra Bitcoinha parlato di di registro dettagliato delle attività di mining negli Stati Uniti.

Difficile da giustificare anche l’urgenza, che secondo quanto riportato dall’agenzia sarebbe dovuta a causa dell’aumento di prezzo di Bitcoin delle scorse settimane. Una questione francamente difficile da comprendere e sulla quale sapremo dirvi di più tra qualche giorno.

In assenza di risposte saranno previste multe per circa 10.000$ per ogni giorno di ritardo.

Perché creare un registro?

Dal mondo di Bitcoin, che certo non manca di personaggi in grado di produrre teorie del complotto, di immaginare retroscena fantasiosi e non, arrivano già proteste piuttosto veementi, con Bant che parla di questioni orwelliane, facendo riferimento al celebre scrittore di 1984.

Vedremo che tipo di dati saranno raccolti e cosa se ne farà. Intanto nell’anno delle elezioni continuano a aumentare gli attriti tra Bitcoiner e una certa parte della politica USA.

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Ettore
Ettore
8 mesi fa

Sono gli ultimi colpi di coda in difesa del biglietto verde, e di tutte le valute fiat al seguito, il cui destino é irrimediabilmente segnato.

Negli USA le libertá individuali esistono solo sulla carta, ma, di fatto, vengono impedite da lacci e lacciuoli.

Io vivo in Russia, e constato, giorno per giorno, le idiozie che i media occidentali scrivono sulla Russia, salvo poi “sorprendersi” che l’economia russa non solo non crolli sotto il peso delle (auto)sanzioni europee, ma addirittura cresca. Ma anche sulle libertá personali se ne leggono di “inesattezze” sui media occidentali.

Ad esempio, sul mining, si é costretti ad ammettere che in Russia é libero ed “abbondante”, anche grazie al costo irrisorio dell’energia, ed allora si punta il dito “sull’ impossibilitá di pagare beni e servizi con le crypto”

https://formiche.net/2022/07/crypto-russia-pagamenti-putin/

cosa che. nella sostanza, cambia poco, perché é sempre possibile (ad esempio tramite CommEx, divisione ufficiosa di Binance in Russia. Ma esistono anche altri exchange che qui operano) cambiare le crypto in rubli e poi spendere i rubli. A memoria non ricordo nemmeno esercizi, in italia, che accettassero le criptovalute in pagamento! Oltretutto Binance ha pure revocato le carte di credito con cui si pagava, in precedenza, negli esercizi commerciali europei. E, quindi, sempre da un c/c italiano, previa conversione in euro, si deve ora passare, per poter spendere le proprie cripto. Fare mining dall’italia, poi, visti i costi dell’energia, sarebbe totalmente suicida: un impedimento di fatto se non, formalmente, di diritto!

Insomma vige parecchia confusione sul fronte occidentale. Spiace che la UE si accodi sempre agli USA, nelle scelte peggiori di questi ultimi, e, raramente, lo faccia, quando dagli USA partono iniziative valide in altri campi.