Come in ogni ripresa del mercato, non può che mancare il ciclo di FUD che coinvolge in genere i player più importanti del mercato. Ora che Binance è finita nell’insieme dei buoni, dopo l’accordo con il Dipartimento di Giustizia USA, a fare da bersaglio rimane Tether. Ad attaccare, ancora una volta, l’analista di JPMorgan Nikolaos Panigirtzoglou, che si occupa di crypto per il potente istituto e che non ha mai riservato parole di encomio a Tether.
Questa volta si tratta del controllo che gli USA potrebbero esercitare sulla stablecoin più diffusa al mondo: si potrebbe ricorrere a OFAC (vedremo poi di cosa si tratta) per mettere dei paletti. Una posizione che è stata rigettata da Paolo Ardoino, CEO del gruppo della stablecoin in questione, che ha parlato di gelosia di JPMorgan in quanto Tether starebbe dominando il mercato crypto.
Una vexata quaestio, come direbbero i latini, ovvero questioni che riemergono ciclicamente, delle quali si discute sempre con gli stessi toni e che difficilmente aggiungono qualcosa di nuovo.
JPMorgan, tramite il suo analista crypto Nikolaos Panigirtzoglou, torna a occuparsi di Tether e del suo spirito anarchico, almeno secondo le ricostruzioni della potente banca d’affari.
I regolatori USA potrebbero esercitare del controllo sull’utilizzo offshore di Tether tramite OFAC. Il legame di Tether con Tornado Cash, una piattaforma per il miglioramento della privacy sul network Ethereum, ne è un esempio.
Il riferimento è al complesso di regole che permettono agli USA di imporre sanzioni o di perseguire legalmente gli intermediari e gli operatori che non si uniformano alle leggi o alle richieste delle autorità USA. Qualcosa che non è chiaro come dovrebbe colpire Tether, che collabora già ampiamente con le autorità statunitensi ogniqualvolta questo viene richiesto.
Non si ferma qui Nikolaos Panigirtzoglou, che aggiunge:
[Le regolamentazioni] eserciteranno pressione su Tether e la sua attrattiva ne verrebbe diminuita rispetto a stablecoin con maggiore compliance con le regole KYC/AML.
Questo in relazione alla possibilità che nuove leggi negli USA relative appunto alle stablecoin possano frenare il dominio, in lungo e largo a guardare i numeri, di Tether.
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La risposta di Paolo Ardoino non si è fatta attendere.
Le preoccupazioni di JPMorgan sembrano relative alla gelosia verso l’evoluzione dei servizi finanziari e dei pagamenti, che hanno ignorato per un decennio e ora sono arrabbiati perché la cosa sta funzionando. Se fossi in loro, sarei più preoccupato dei 39 miliardi di multe che gli sono state inflitte.
Risposta caustica che segnala rapporti che non sono mai stati dei migliori tra la banca d’affari (e il suo analista di punta nel mondo crypto) e Paolo Ardoino in qualità di rappresentante di Tether.
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