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JPMorgan attacca crypto exchange | “Poca chiarezza”

JPMorgan attacca Coinbase. Ma i conti della serva non dovrebbero essere un segreto per nessuno.

C’è maretta tra JPMorgan – o meglio, un suo analista – e Coinbase, l’exchange di criptovalute che è al centro della rivoluzione ETF, in quanto opera sia come custode sia come broker primario per i principali. Nelle ultime trimestrali, che hanno fatto registrare dati migliori delle aspettative, si parla poco di quanto impatto avranno questo tipo di prodotti sui ricavi dell’exchange.

In parole più povere: JPMorgan accusa Coinbase di non aver offerto alcuna previsione o outlook su quanto questi prodotti impatteranno sull’andamento delle finanze dell’exchange stesso. Ovvero su quanto faranno guadagnare Coinbase.

È il segreto di Pulcinella, aggiungiamo noi, dato che ne avevamo già parlato sia qui, sia sul nostro Canale Telegram. La questione è complicata e no – non vorrà dire con ogni probabilità un enorme quantità di guadagni per l’exchange.

Coinbase e gli ETF: JPMorgan vuole vederci chiaro

JPMorgan non è quasi mai morbida nelle sue analisi quando si parla di mondo crypto. E non lo è neanche questa volta. L’analista della grande banca d’affari Kenneth Worthington, secondo quanto ha riportato Coinbase, scrive in una sua recente nota:

Il management [di Coinbase, NDR] ha indicato il coinvolgimento negli ETF Spot Bitcoin negli USA come una cosa positiva, ma siamo ancora incerti sull’effetto reale sui ricavi, dato che vediamo sia fatti positivi che negativi [relativi all’ETF, NDR]

Il ragionamento, almeno per la seconda parte della frase, è il seguente: l’ETF sottrarrà almeno in parte volumi agli scambi spot dei retail, che sono i più redditizi per Coinbase. E certamente le fee che gli ETF pagano per custodia e scambi sono in percentuale minori, dato che certi player possono negoziare appunto commissioni ridotte rispetto a noi comuni mortali.

Un segreto di Pulcinella, come abbiamo scritto sopra, dato che è ovvio che le cose vadano così e dato che non ci si può aspettare un boom di ricavi legati a questi prodotti, per quanto valgano già al netto 5 miliardi. Con le commissioni degli ETF stessi che galleggiano intorno allo 0,20%, è matematicamente assurdo che i ricavi dovuti alla custodia di Coinbase siano particolarmente elevati.

Errore da parte di Coinbase?

No. Il punto è che in alcune situazioni l’autocannibalizzazione dei propri ricavi è l’unica scelta possibile. Coinbase aveva la possibilità di diventare o meno il più rilevante dei custodi per gli ETF più di successo di sempre.

Dicendo di no, avrebbe offerto opportunità a concorrenti di incamerare ricavi che non saranno forse eccellenti, ma che ci saranno. E al tempo stesso avrebbe comunque perso parte dei volumi che dal trading Bitcoin spot passano agli ETF.

Chi crede il contrario non ha guardato le ultime trimestrali di Coinbase e non ha alcun tipo di contezza del funzionamento di quella impresa.

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