Arkham Intelligence, la famosa piattaforma di intelligence crypto, afferma di aver identificato gli indirizzi che custodirebbero le detenzioni in Bitcoin sia di Tesla, sia di SpaceX, entrambe compagnie riconducibili a Elon Musk. Per il momento manca la conferma da parte dei diretti interessati, che potrebbe però – è giusto ricordarlo – non arrivare mai.
La cosa è di interesse soprattutto perché si possono quantificare ora le detenzioni di SpaceX, da sempre al centro di discussioni tra gli appassionati, in quanto è sempre mancato il dato definitivo e ufficiale, non trattandosi di società quotata. Nel complesso le aziende di Elon Musk detengono quasi 20.000 Bitcoin, per un controvalore inferiore a 1,5 miliardi di dollari.
Elon Musk è stato più volte contestato per aver ceduto un’ampia porzione dei Bitcoin acquistati con Tesla, questione legata principalmente alle accuse di eccessivo inquinamento da parte del mining che tiene in piedi il funzionamento di BTC.
Per ora manca la conferma ufficiale, anche se Arkham afferma di esserne certa. E i wallet sono stati aggiunti alla lista di entità note della piattaforma. Nel complesso abbiamo:
Nel complesso si tratta di 19.800 Bitcoin, per un controvalore ai prezzi di oggi di circa 1,3 miliardi di dollari. Somme ridotte rispetto a quanto è in dotazione, per fare l’esempio più noto, a MicroStrategy, l’azienda di Michael Saylor. Nonostante i tentativi di ottenere conferma diretta da parte di diversi analisti, per il momento Tesla e SpaceX non hanno né confermato né smentito la notizia.
La notizia è relativamente importante perché permette ora di avere contezza di quanti Bitcoin siano in dotazione alla seconda delle aziende di Elon Musk, SpaceX, che non avendo gli stessi obblighi di trasparenza di Tesla, non ha mai dovuto riportare completamente le proprie detenzioni.
La diffusione dei numeri ha anche contribuito alla circolazione di diverse news non confermata, riguardo eventuali acquisti aggiuntivi da parte di Tesla. Sono notizie che eventualmente dovrebbero essere comunicate a SEC, essendo Tesla una società quotata.
La questione ha fatto ricordare a tanti anche della vecchia promessa di Elon Musk, che affermò che avrebbe riaperto le porte a Bitcoin una volta che il mining sarebbe diventato per almeno la metà green.
Soglia che almeno gli studi più recenti ritengono superata, senza che però Musk abbia dato seguito alla sua promessa. Cambierebbe molto per Bitcoin? Sul lungo periodo probabilmente no, anche se fu proprio la notizia dell’investimento di Musk a dare un impulso importante alla precedente bull run.
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