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Buone nuove per Bitcoin che arrivano direttamente dal Giappone. Il fondo pensione statale, che per dotazioni è tra i più importanti al mondo, sta raccogliendo informazioni per possibili investimenti su asset che ha storicamente ritenuto illiquidi. E tra questi, per il sommo gaudio degli investitori in BTC, c’è appunto anche Bitcoin.
Una notizia importante, che però va messa nel giusto contesto e analizzata senza eccessivamente facili entusiasmi. Entusiasmi che sono all’ordine del giorno sui social network e che su Criptovaluta.it cerchiamo di tenere sotto controllo, in particolare quando non vi è motivo di vederli su questi livelli.
Cosa sta facendo davvero GPIF? È qualcosa di importante? Vuol dire che comprerà Bitcoin? Cerchiamo di vederci chiaro, come sempre facciamo su queste pagine, che ci pregiamo aver fatto diventare un punto di riferimento tanto per evitare il FUD, quanto per evitare la FOMO.
Il fondo pensione del Giappone, GPIF, sta analizzando la possibilità di investire in asset che ha considerato storicamente come poco liquidi. In un recente dispaccio del fondo, che porta la data di oggi 19 marzo, si legge:
Secondo il piano annuale, il fondo pensione governativo di investimento condurrà le seguenti ricerche. Il fondo sta chiedendo informazioni su asset non liquidi.
Si tratta di indagini che riguardano analisi accademiche, metodi di investimento e sulle tecnologie, nonché, come aggiunge la comunicazione su eventuali tool di analisi. Il dispaccio poi aggiunge:
Informazioni di base su asset non liquidi che sono diversi da quelli che sono considerati dall’organizzazione come asset da tenere in gestione (GPIF attualmente investe in bond domestici, azioni nazionali, bond stranieri, infrastruttura, private equity e settore immobiliare).
E nella lista che viene proposta c’è anche il caro vecchio Bitcoin:
Informazioni di base su territori boschivi, terreni agricoli, oro, Bitcoin.
Niente affatto, almeno per ora. Ci sarà una fase relativamente lunga di raccolta di informazioni, con gli interessati che potranno inviare documentazione e analisi entro il prossimo 19 aprile. Successivamente si aprirà una fase di studio che potrebbe anche portare in futuro ad un investimento anche in Bitcoin.
Effetti collaterali dell’arrivo degli ETF Bitcoin negli USA, che come prevedibile hanno reso questa asset class più appetibile anche per gli investitori istituzionali più conservatori. Da qui a pensare a un investimento diretto c’è ancora tempo, spazio e necessità di discutere. Nondimeno però è un segno straordinario del percorso a livello finanziario di BTC. Cosa che rimane invariata nonostante la fase discendente del prezzo di oggi.
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