I grafici valgono più di mille parole, specialmente quando sono chiari come quello che vi proponiamo oggi. Si tratta dello scarto tra valore degli Ethereum custoditi dal fondo $ETHE di Grayscale e controvalore delle azioni. Una questione molto simile a quella che si era vista sul fondo gemello ma su Bitcoin in attesa dell’approvazione della conversione dell’ETF.
Una questione che potrà sembrare complicata, ma che è cruciale capire anche per comprendere gli umori del mercato su un’eventuale approvazione degli ETF Spot su Ethereum negli USA.
Non che i mercati abbiano sempre ragione, ma si è sempre ritenuto da queste parti che le opinioni di chi punta denaro proprio abbiano comunque una dignità tale da meritare ulteriore analisi. Un grafico semplice, che racconta l’andamento del sentiment riguardo la possibilità di approvazione del secondo ETF crypto negli USA.
Il grafico che riportiamo è quello che indica il cosiddetto Premium to NAV, ovvero lo scarto tra controvalore delle azioni del fondo Ethereum Trust di Grayscale e gli Ethereum che il fondo stesso detiene.
Perché dovrebbe esserci uno scarto? Perché al contrario degli ETF, questo Trust – come accadeva in realtà anche a quello su Bitcoin prima della conversione – non prevede la possibilità di convertire quote in Ethereum.
Il che vuol dire che essere esposti tramite questo fondo è più problematico, più costoso (le fee sono molto alte) e in ultimo meno conveniente. E quindi chi detiene le azioni si è visto deprezzarle per domanda insufficiente.
Uno scarto che è stato molo ampio durante la scorsa estate, vicino al 50%, salvo poi accorciarsi con le vittorie in tribunale di Grayscale per il caso ETF Bitcoin, fino a raggiungere un minimo di solo 8 punti percentuali.
Chi ha acquistato al premium più basso possibile, ha fatto quello che in molti chiamano il trade del secolo. Non solo infatti ha guadagnato dall’aumento di valore di Ethereum, ma anche dall’aumento di valore relativo delle quote rispetto agli Ethereum custoditi dal fondo stesso.
L’altro aspetto di cui tenere considerazione è che una volta trasformato in ETF tale fondo, si sblocca il meccanismo che permette agli AP di convertire le quote in Ethereum (o in controvalore monetario esatto), cosa che riduce lo scarto pressoché a zero.
E la scommessa di chi investe ora in questo fondo è non solo su Ethereum, dunque, ma anche nell’approvazione del prodotto.
Che dopo il momento massimo di euforia che ha portato lo scarto solo all’8%, si è arrivati poi di nuovo al 20% di scarto, con un recupero oggi, dopo che le nubi di un intervento di SEC su Ethereum si sono diradate.
Sarà uno degli indicatori più importanti da seguire per comprendere cosa pensano i mercati della possibilità di approvazione dell’ETF. Più lo scarto sarà basso, più ci saranno possibilità, almeno secondo le anticipazioni e le previsioni del mercato stesso. Che non sono sempre corrette, anche se…
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