Un’altra storia da telefono senza fili del mondo dell’informazione crypto, se così possiamo ancora chiamarla. Un parlamentare europeo tedesco scrive due righe, tra le altre cose… in tedesco su X, qualche giornale le riprende, le modifica, le storpia e si arriva alla notizia che ancora una volta non lo era. “Proibiti i wallet self-hosted in Europa”.
Per i più preoccupati che arrivano su questa notizia: no, i self hosted wallet, ovvero i wallet di cui detenete le chiavi, non sono proibiti in Europa né lo saranno per questa sorta di aggiornamento delle regole AML, ovvero le norme anti-riciclaggio.
Per tutti gli altri: occhio a quanto leggerete anche su giornali conosciuti, perché l’intera vicenda è diventata un ennesimo caso di – a nostro avviso – pessima informazione crypto. E nel caso di dubbio, ti invitiamo sempre a visitare il nostro Canale Telegram Ufficiale dove ti aspettano sia la nostra redazione, sia i nostri lettori.
Ok, sono preoccupato: cos’è successo?
In breve: l’UE sta rivedendo il suo impianto di leggi anti-riciclaggio, che includeranno (è ovvio già da tempo) anche i provider di servizi crypto. Ovvero in larga parte gli exchange e altri tipi di entità. Si tratta di un complesso di aggiornamenti che non riguarda soltanto il mondo crypto, ma anche banche, intermediari di altro tipo, utilizzo di contante.
Cosa si sta dicendo di falso? In realtà tanto, forse troppo.
- È vero che i self-hosted wallet sono banditi?
No, non c’è alcuna norma di questo tipo. Nessuno verrà a prendervi a casa perché avete Bitcoin o crypto per conto vostro e non tramite un exchange con KYC, ovvero che vi ha identificato.
- È vero che non posso pagare con le crypto tramite mio wallet “self-hosted”?
In realtà quanto ha riportato Patrick Breyer, politico tedesco che ha lanciato l’intera vicenda, non ha scritto esattamente questo. Ha scritto che saranno proibiti i pagamenti in criptovalute verso i wallet operati dai provider (i famosi exchange di cui sopra), senza soglia minima. Non sembra si tratti di un ban dei pagamenti in via generica. E il riferimento sembra essere all’articolo 93 del testo, che riportiamo qui in screenshot e del quale ci occuperemo con maggiore dovizia di particolari in uno speciale domenica 24 marzo.
L’anonimato dei crypto-asset espone a rischi di cattivo utilizzo per scopi criminali. Gli account di crypto asset anonimi così come altri strumenti di anonimato non permettono la tracciabilità dei trasferimenti di crypto asset, mentre rendono allo stesso tempo difficile collegare transazioni che potrebbero essere sospette, oppure ancora applicare un adeguato livello di due diligence sul cliente.
Testo UE
E poi aggiunge:
Per garantire un’applicazione efficace dei requisiti AML/CFT agli asset crittografici, è necessario vietare la fornitura e la custodia di conti di asset crittografici anonimi o conti che consentono l’anonimizzazione o l’aumento dell’oscuramento delle transazioni da parte dei fornitori di servizi di asset crittografici, incluso tramite monete che aumentano l’anonimato. Il divieto non si applica ai fornitori di hardware e software o ai fornitori di portafogli “self-hosted”, nella misura in cui non possiedono l’accesso o il controllo su tali portafogli di asset crittografici.
Testo UE
Niente dunque sull’impossibilità di fare quello che volete, in casa vostra.
In breve
Le nuove norme AML, per quanto restrittive e certamente meritorie di approfondimento, nonché di contestazione per chi dovesse ritenerle eccessive, non contengono ad una prima ricognizione quanto abbiamo letto su social, altri siti che si occupano di crypto.
Sono norme destinate comunque ai CASP, ovvero a chi offre servizi crypto. E in aggiunta devono ancora superare il vaglio del parlamento e del Consiglio Europeo. Quindi, al contrario di quanto scritto, non sono già operative.
E tra le altre cose, tanto per dare idea del livello informativo riguardo questa vicenda… si tratta di un testo noto ormai da tempo e che circola già da febbraio, come fa fede il documento condiviso dallo stesso parlamentare tedesco.