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Primo ministro Islanda contro il Mining Bitcoin: “Inaccettabili i consumi energetici”. E lancia un piano

Il paese con il più alto hashrate pro capite non vuole più mining Bitcoin: ecco cosa ha detto il primo ministro.
8 mesi fa
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Il primo ministro dell’Islanda, Katrín Jakobsdóttir, non sembra essere entusiasta delle operazioni di mining Bitcoin che hanno luogo nel paese. In una recente intervista rilasciata a Financial Times, ha infatti affermato di voler dare priorità all’agricoltura locale, a scapito dei data center che in parte considerevole sarebbero appunto dedicati all’estrazione, se così vogliamo chiamarla, di Bitcoin.

I consumi, almeno a detta di Katrín Jakobsdóttir, sarebbero eccessivi e superiori, nell’isola-stato, a quelli dei privati nelle loro abitazioni e questo non sarebbe accettabile, anche per le conseguenze che tali consumi avrebbero avuto su altre industrie del paese.

L’attacco al mining Bitcoin sarebbe parte di un più ampio disegno per migliorare la produzione la disponibilità di energia da fonti rinnovabili nel paese. Non è chiaro ancora, dato che il testo dell’iniziativa non sarebbe ancora disponibile, il tipo di ostacoli che i miner Bitcoin potrebbero incontrare in Islanda.

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Islanda: terra di vulcani, energia rinnovabile e (almeno per ora) mining Bitcoin

L’Islanda è uno dei paesi che vede, almeno in relazione alla sua estensione e popolazione, una presenza significativa di società e imprese dedite al mining Bitcoin. E questo non sarebbe motivo di orgoglio per il primo ministro Katrín Jakobsdóttir, che sarebbe invece preoccupata della quantità di energia consumata da questo tipo di attività.

Bitcoin è un problema a livello mondiale… ma i data center in Islanda utilizzano una porzione significativa della nostra energia da fonti rinnovabili.

Katrín Jakobsdóttir – Primo Ministro dell’Islanda

Questo è quanto riporta FT, che poi aggiunge, sempre in virgolettato da attribuirsi al primo ministro:

Bitcoin e cripto, che utilizzano molta della nostra energia, non sono parte di questa missione.

Katrín Jakobsdóttir – Primo Ministro dell’Islanda

La missione sarebbe quella di dare la priorità alla produzione di energia eolica e a industrie green in grado di far arrivare il paese a emissioni zero.

Ci sarebbe inoltre un più ampio piano, sempre secondo quanto riportato da Financial Times, per favorire l’industria agricola del paese, anche se non è chiaro in che modo e soprattutto con qualche grado di relazione con l’eventuale riduzione delle possibilità di fare mining Bitcoin.

Sempre secondo quanto riporta Financial Times, durante l’inverno si sarebbero verificati episodi di mancanza di energia che avrebbero costretto la locale industria di confezionamento di prodotti ittici all’utilizzo di generatori a diesel. Cosa che il primo ministro troverebbe appunto inaccettabile.

Quanto mining c’è in Islanda?

Secondo i dati più aggiornati che sono forniti da Luxor e che sono raccolti in un articolo firmato da Jaran Mellerud, che abbiamo ospitato anche sulle nostre pagine qualche tempo fa, parla dell’Islanda come del paese con il più alto livello di hashrate per abitante.

Sempre secondo lo stesso approfondimento, il grosso dell’energia arriverebbe dalle cascate e dall’utilizzo di fonti geotermiche.

Non è chiaro per il momento quanto facilmente questa energia potrà essere servita dove sarà necessaria, almeno secondo i piani del primo ministro.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

Vedi Commenti

  • Il socialismo woke-green è il "problema a livello mondiale", un vero cancro sociale, causa di impoverimento globale, smantellamento di fonti energetiche affidabili ed economiche a favore di altre intermittenti, costose (sembra di no perché vengono sussidiate con l'inflazione) e ad alto consumo di territorio.
    Il fatto che la produzione energetica sia intermittente e costringa a far partire il diesel è un problema noto delle fonti rinnovabili, che sono appunto intermittenti e non sempre si adeguano alla domanda, non c'entra nulla il mining Bitcoin che anzi se mai aiuta a monetizzare i picchi di produzione non in domanda nel dato momento, consentendo di monetizzare sprechi e rientrare prima negli investimenti/aumentare gli investimenti stessi/migliorare i collegamenti alla griglia.
    Il primo ministro o dovrebbe studiare (dubito sia questo il caso), o dovrebbe smetterla con la propaganda demente (questo più probabilmente il caso).
    Se l'energia arriva a scarseggiare automaticamente è costosa e il mining non profittevole. Non servono i suoi "piani" da pcc.

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