Arriva l’ok definitivo agli ETN sulle crypto da parte della borsa di Londra. Un OK che è molto diverso, come vedremo nel corso di questo approfondimento, da quanto abbiamo visto accadere negli USA (e anche in Europa) ma che è comunque un buon segnale per quanto riguarda l’adozione di strumenti finanziari che hanno crypto asset come sottostante.
La data di partenza per il trading sarà quella del 28 maggio, data scelta, dice la documentazione ufficiale, per permettere a più operatori di inviare richiesta di approvazione e eventualmente limare eventuali spigoli.
Il documento parla per ora di Bitcoin e Ethereum e non è chiaro se in futuro queste porte saranno aperte anche ad altri tipi di crypto asset. Per il momento non è ancora chiaro chi deciderà di offrire questo tipo di prodotti e in che termini.
Prime richieste dall’8 aprile prossimo
Cosa c’è nel documento ufficiale? Ci sono due questioni interessanti. La prima riguarda la possibilità per tutte le società abilitate a inviare richiesta di approvazione per ETN su Bitcoin e Ethereum a partire dal prossimo 8 aprile. La seconda è la conferma dell’avvio del trading il prossimo 28 maggio, avvio che sarà garantito a tutte le società che invieranno richiesta di approvazione entro il prossimo 15 aprile.
- Non sarà un prodotto per retail
La nota stonata, per quanto si trattasse di condizioni già note, è che tali prodotti non saranno aperti ai piccoli investitori, ai cosiddetti retail.
Potranno infatti acquistare quote del fondo soltanto i cosiddetti investitori professionali che rispettano i requisiti di appartenenza alla categoria secondo le leggi vigenti nel Regno Unito.
- Che tipo di impatto ci si può aspettare?
Certamente si tratterà di un impatto che sarà di molto inferiore rispetto a quello degli ETF su Bitcoin negli Stati Uniti d’America. Sia in termini di volumi, sia in termini di portata, dato che per l’appunto i piccoli investitori non avranno accesso a questo specifico mercato.
Intanto montano le proteste
Intanto montano le proteste per la decisione, che in realtà era già nota, sull’esclusione degli investitori retail, decisione maturata al fine di proteggerli dall’eccessiva volatilità di questo mercato.
Qualcuno, a buon diritto, obietta che in realtà ci sono quotati alla Borsa di Londra asset ben più rischiosi, e che in quel caso non sono state applicate le medesime tutele.
Chissà se a stretto giro, anche tenendo conto delle proteste, le autorità britanniche non torneranno sui propri passi.