La discussione più importante della settimana è stata interna al protocollo di Ethereum e riguarda uno degli aspetti fondamentali del funzionamento dell’intero ecosistema, quello dello staking. Per chi non ha seguito l’intera vicenda e per chi non ha idea di cosa ci sia effettivamente in ballo, abbiamo realizzato questo approfondimento, che affronterà tutti i temi che direttamente e indirettamente sono coinvolti in una proposta che non è piaciuta proprio a tutti.
Al centro c’è la quantità di ricompense che vengono offerte a chi fa da validator: il sistema in Proof of Stake premia appunto chi partecipa allo staking, ma al tempo stesso offre incentivi affinché una larga parte degli Ether finisca bloccata proprio in questo sistema.
Da qui – dati anche gli importanti numeri che già riguardano lo staking – la proposta da parte della Ethereum Foundation di abbassare questi rendimenti. Proposta che però si è dovuta incrociare con almeno due fronti di resistenza, in larga parte coincidenti. In parte pratici e in parte più… filosofici. Sul nostro Canale Telegram parleremo anche di questo, con la nostra redazione nella chat libera alla quale tutti possono partecipare. Le basi per capire cosa sta succedendo (e cosa non succederà, probabilmente) le troverai invece all’interno di questo approfondimento.
La questione è relativamente semplice, per quanto proposte e discussioni a riguardo abbiano occupato pagine e pagine sul web e abbiano già generato thread quasi infiniti su X.
Il punto centrale è la questione staking: Ethereum ha già circa un quarto della sua supply circolante ferma nello staking e, in aggiunta, i protocolli di liquid staking come Lido hanno il controllo su una percentuale molto rilevante di tutta questa parte dell’ecosistema.
La proposta, almeno nel suo nucleo, non è delle più nuove. È arrivata infatti già lo scorso 22 Febbraio a firma di Angsar Dietrichs e Caspar Schwarz-Schilling e principalmente chiede di cambiare uno dei parametri di funzionamento di Ethereum.
L’emissione netta di nuovi $ETH non dovrebbe pertanto superare lo 0,4%, contro il limite massimo attuale che è fissato all’1,5%. Senza entrare eccessivamente nei dettagli tecnici della questione, si tratta di rendere meno attrattivo lo staking, abbassando per i nuovi arrivati i rendimenti.
Ci sono questione in verità assai profonde che riguardano la quantità di coin che finiscono in staking. Il rischio è quello di una sempre maggiore rilevanza dei token di liquid staking, che potrebbero finire, in uno scenario dove la maggioranza assoluta degli Ether sono in staking, per sostituire appunto la criptovaluta principale per i principali casi d’uso.
Almeno sui social però la proposta non è stata accolta di buon grado. Cosa che lascia pensare che non se ne farà, almeno sul breve periodo, nulla, nonostante la Ethereum Foundation ricopra un ruolo di assoluto prestigio nella galassia di Ethereum.
La preoccupazione principale, che è condivisa anche da chi vi sta scrivendo, è che la Ethereum Foundation faccia propri dei comportamenti da banca centrale, con un continuo aggiustamento di parametri che sono al centro del funzionamento dell’economia interna di Ethereum.
Preoccupazione che è resa concreta da un intervento del genere, per quanto anche se dovesse passare, difficilmente potremmo immaginarci una Ethereum Foundation che si riunisce ogni 6-8 settimane per decidere “i tassi di interesse di riferimento”.
Per il nucleo di persone che ritengono che Ethereum debba diventare valuta solida, o sound money per chi parla in inglese, il fare fine tuning, l’aggiustare certi parametri è visto come fumo negli occhi, comprensibilmente.
La questione ha anche riportato a galla delle vecchie questioni e anche dei vecchi fraintendimenti sul ruolo della Ethereum Foundation, che certamente non è di controllo assoluto sul protocollo, ma che è comunque di prestigio importante.
Ne avevamo parlato proprio in una recente intervista con Antonio Sanso, che lavora nella Ethereum Foundation, arrivando praticamente alle stesse conclusioni.
Abbiamo sostenuto questa tesi già nel caso delle accese discussioni interne a Bitcoin. Confermiamo quello che riteniamo sia giusto anche per Ethereum.
La presenza di discussioni interne e anche la creazione di diversi fronti è in genere un ottimo segno per quanto riguarda la vitalità di un progetto e di un protocollo. E dunque nulla di cui… preoccuparsi.
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