Dopo una nottata da incubo, causata dall’attacco iraniano a Israele, la situazione sembrerebbe essere tornata – sia in termini bellici che di mercato – ad una relativa normalità. Dopo aver perso anche i 61.000$ e aver rischiato di scendere sotto i 60.000$, Bitcoin è tornato sopra i 64.000$.
Fanno molto peggio – e questo però era già evidente dai movimenti di mercato di ieri – le crypto del settore alt. Ethereum, che è una di quelle che comunque fa meglio, torna con una certa timidezza sopra i 3.000$. Per il resto del comparto, un rimbalzo sì, ma di entità modesta rispetto a un’autentica ecatombe che si è consumata ieri.
Ma cosa è successo sui mercati in occasioni simili? Quale fu la reazione all’inizio di questa guerra, il 7 ottobre 2023? E quando ci fu l’inizio dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina? Siamo andati a recuperare dei dati, anche per capire i perché di certi movimenti e le eventuali reazioni dei mercati.
C’è un fatto inequivocabile: se è stato il mercato Bitcoin e crypto a pagare un prezzo così alto, è anche perché tra sabato e domenica è praticamente l’unico mercato aperto. Detto questo, potrebbe essere utile o quantomeno curioso guardare cosa è successo negli ultimi due eventi simili, ovvero l’avvio degli ultimi due conflitti che hanno avuto un importante impatto sui mercati.
È forse il grafico più simile a quanto si è verificato ieri. Nel giro di poche ore abbiamo assistito, per quanto l’invasione fosse stata telefonata (se ne parlava, proprio come avvenuto ieri sera, da un po’) ad un calo di Bitcoin che nel momento peggiore ha sfiorato il 10%.
La questione è durata poi relativamente poco e nel giro di 24 ore (ogni candela riportata nel grafico è da 4 ore) si è tornati ai livelli di prezzo precedenti.
Una situazione diversa, con un attacco che fu invece a sorpresa e non telefonato come quello di ieri e neanche come quello dell’evento di cui sopra.
In quel caso almeno Bitcoin si comportò in modo radicalmente diverso, con una relativa stabilità (nella volatilità) e con il prezzo che era rimasto fondamentalmente inalterato, almeno sulle candele da 4 ore. Gli effetti si sentirono poi in modo più accentuato il lunedì successivo, alla riapertura delle borse europee, seppur con una correlazione tutta da dimostrare.
Difficile trovare pattern con uno storico così ridotto. Se si dovesse continuare sulla falsariga del primo dei due eventi, dopo il panico sui mercati si potrebbe tornare, piuttosto rapidamente, ai livelli di prezzo antecedenti l’evento.
Questo forse con maggiore probabilità nel caso in cui l’escalation dovesse essere contenuta e non dovessero arrivare di nuovo brutte notizie.
Rimarrà comunque da valutare la reazione dei mercati, che riapriranno però soltanto tra qualche ora in Asia e che dunque potrebbero già aver ammortizzato parte delle ansie che un evento di questo tipo porta inevitabilmente con sé. Nel frattempo la ripresa continua, per quanto ancora lontana dai vecchi livelli di prezzo.
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