La guerra ha delle conseguenze sulle criptovalute? Risposta breve: sì. Risposta elaborata: l’attacco di Israele all’Iran, mentre in Italia tutti o quasi dormivano, ha dimostrato ancora una volta che Bitcoin e criptovalute sono asset percepiti, almeno sul breve periodo, come di rischio (con diverse considerazioni aggiuntive che faremo nel corso di questo approfondimento).
La notizia, perché sempre di notizia si tratta, è che Israele avrebbe lanciato un attacco all’Iran, una sorta di ritorsione della ritorsione che però non sarà il tema di questo approfondimento, dato che non ci siamo mai occupati e mai ci occuperemo di politica.
La cosa interessante, dall’angolo delle criptovalute, è che Bitcoin è tornato, anche se per un momento relativamente breve, sotto i 60.000$, salvo poi recuperare dopo che i mercati hanno valutato l’attacco come fortemente limitato.
Sì, siamo ancora asset risk on al 100%
Qualche fantasia della trasformazione di Bitcoin in una sorta di porto sicuro anche nei momenti di crisi massima, che si tratti di crisi geopolitica o finanziaria, l’avevamo avuta.
Dopotutto Bitcoin si è comportato relativamente bene il 7 ottobre 2023, all’inizio di questo conflitto, all’inizio di un attacco che faceva già presagire dei lunghi, lunghissimi strascichi, come quelli che stanno affrontando ancora oggi.
Dopotutto, Bitcoin si è comportato bene anche nel momento di crisi maggiore per i mercati nel corso degli ultimi anni, durante il fallimento di Silicon Valley Bank che rischiava di trascinarsi dietro anche USDC di Circle.
I movimenti delle ultime ore, mentre il grosso degli italiani dormiva, smentisce però queste fantasie: non appena si è diffusa la notizia dell’attacco di Israele all’iran, Bitcoin (e il mondo crypto a ruota) ha perso oltre il 5% della sua quotazione nel giro di pochi minuti, toccando i 59.000$ e poi risalendo, con una performance incredibile poi all’apertura delle borse europee.
- Discorso opposto per l’oro
Quello che è l’unico porto sicuro sul quale tutti sembrano concordare ha fatto l’esatto opposto. E si è pertanto comportato da safe haven suprando i 2.400$ per oncia, salvo poi correggere, in modo speculare rispetto ai movimenti di Bitcoin.
Segno che, almeno in questa fase di mercato, Bitcoin è ripiombato nella sua correlazione più con il NASDAQ che con l’oro fisico, che sognerebbe tanto un giorno di sostituire proponendosi come oro digitale. O meglio, questa è l’etichetta che tanti appassionati hanno provato ad affibbiargli, senza che ovviamente Bitcoin possa decidere per sé.
A poche ore dall’halving, mercati ancora tesi
A poche ore dall’halving sarà un’ulteriore giornata di tensione, per quanto la questione sembri essere rientrata completamente almeno sul fronte geopolitico.
Halving che, al contrario di quanto scrivono blasonati giornali, non sarà alle 21:48 ma al blocco 840.000, che arriverà quando deciderà di arrivare. Per i colleghi che non conoscono il funzionamento di Bitcoin e dell’halving, qui c’è il nostro ultimo approfondimento, con tanto di PDF da scaricare, e magari da leggere prima per scrivere poi.