Eric Balchunas di Bloomberg torna a parlare di ETF su Ethereum e Bitcoin a Hong Kong, con dati definitivi che si riferiscono di nuovo alla giornata di lancio di questi prodotti. E sono dati interessanti, perché lo specialista di Bloomberg parla di 292 milioni di dollari di asset, un lancio di molto superiore a quanto era stato pronosticato. Ci sono però dei se e dei ma che ci aiuteranno a definire in modo più preciso la situazione.
I numeri sono importanti in relazione a quanto Hong Kong fa in genere nel mercato degli ETF. Un mercato che è estremamente più piccolo di quello degli Stati Uniti. E pur trovandoci all’interno di un mercato relativamente piccolo, i 292 milioni che sono stati registrati sono un dato di ottimo auspicio. Nonché l’ennesima prova del fatto che sia Bitcoin sia Ethereum sono in grado di attirare molte attenzioni anche tra gli investitori classici e che sono abituati a operare nei mercati tradizionali.
Ci sono però per l’appunto dei se e dei ma, come abbiamo visto sopra. Il primo giorno di trading non è stato l’unico di acquisto di questi prodotti, dato che almeno a Hong Kong possono raccogliere capitale anche prima del lancio.
Bloomberg ha aggiornato i suoi dati riguardo il giorno di lancio degli ETF su Bitcoin e Ethereum a Hong Kong. Un lancio che aveva deluso i più, che non avevano tenuto conto delle dimensioni effettive di questo mercato, che è per l’appunto decisamente più piccolo di quello degli USA.
Bene: i dati parlano di 292 milioni di dollari in controvalore raccolti, cifra molto alta se tenessimo conto del fatto che Balchunas e Bloomberg in generale puntano a 1 miliardo di capitale raccolto in due anni.
Siamo dunque molto avanti nella tabella di marcia di Bloomberg che per noi rimane credibile di 1 miliardo entro 2 anni, per quanto ora in diversi analisti vedono questo traguardo possibile entro già fine 2024.
Ci sono diverse questioni che sono interessanti su questi prodotti, per quanto siano marginali rispetto agli enormi volumi che i mercati Bitcoin e Crypto comandano. Ma andiamo con ordine.
La concorrenza è diretta. Ci sono asset manager a Hong Kong che si sono già esposti verso $IBIT. E il caso per l’appunto di Yong Rong Asset management, che secondo quanto è stato riportato dallo stesso Eric Balchunas, avrebbe acquisito già 38 milioni di dollari in quote di questo prodotto.
È il detentore che ne ha di più, segno che ai conti che sono stati fatti su Hong Kong andrebbero aggiunte anche queste considerazioni aggiuntive.
È un po’ come giocare al vecchio totocalcio, o per chi preferisce i giochi più strettamente numerici, il lotto. Si arriverà a 1 miliardo entro il 2024? Servirà anche il 2025? Non possiamo saperlo ora. Noi propenderemmo almeno per il momento sulla seconda ipotesi, dato che i prodotti finiranno per rallentare, così come è avvenuto negli USA.
Ci sarà da vedere se gli allocatori di un certo spessore, che però avevano già a disposizione in alcuni casi accesso a $IBIT e agli altri ETF USA, decideranno di investire o meno e di quanto tempo avranno bisogno.
Ed è un ottimo dato per Ethereum, per quanto il rapporto di capitalizzazione tra i due comanderebbe investimenti più sostanziosi su Ethereum. Tuttavia, lo status della seconda criptovaluta per capitalizzazione di mercato è ben diverso da quello di BTC, anche per i grandi investitori.
Facciamo un conto della serva: se gli ETF Bitcoin USA hanno incamerato già 12 miliardi di dollari, al netto delle uscite da Grayscale, in 3 mesi, se dovessero essere approvati gli ETF Ethereum negli USA, si tratterebbe di ingressi per 2 miliardi, in 3 mesi o poco più. Cifre queste certamente importanti.
C’è bisogno di valutare le proporzioni: 1 miliardo è una somma piuttosto esigua rispetto all’intero mercato Bitcoin e difficilmente muoverà il prezzo sul breve periodo.
Sul medio e lungo sarà tutta un’altra storia, perché dovremo fare i conti con l’apertura di Bitcoin a asset manager e grandi e medi investitori in tutto il mondo. Domanda aggiuntiva, che appunto su orizzonti temporali sufficientemente lunghi, si farà sentire.
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