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Caso Franco Bonzi a Chi l’ha Visto? Cosa abbiamo scoperto dei suoi Bitcoin e su chi si nasconde dietro Dua Lipa

Il caso della scomparsa di Franco Bonzi dipende anche da Bitcoin. Ecco cosa abbiamo scoperto
9 mesi fa
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Siamo stati ospiti di Rai 3 per cercare di dare una mano all’identificazione di chi avrebbe truffato Franco (Gianfranco) Bonzi, custode innamorato di Dua Lipa e che ha incontrato per la sua strada, per quanto virtuale, dei malintenzionati che hanno sfruttato proprio questa sua debolezza per approfittarsi di lui.

Una truffa come le tante che vi abbiamo raccontato qui e che coinvolge – ad un certo punto della storia – anche Bitcoin. Ed è proprio in virtù di questo coinvolgimento di Bitcoin che abbiamo collaborato con la trasmissione televisiva di Rai Tre Chi l’ha Visto?

L’obiettivo è quello di capire che giro e che fine abbiano fatto i Bitcoin (circa 0,08, più di 5.000€) che l’ignaro Franco ha inviato alla sedicente Dua Lipa. Ecco di seguito il servizio completo – suddiviso in 4 mini video- per chiunque se lo sia perso nella diretta di questa sera:

Ci siamo riusciti. O meglio, siamo riusciti a ricostruire una parte dei movimenti e sappiamo ora a chi la Polizia potrà andare a chiedere spiegazioni e identificazione.

Il truffatore non sembrerebbe essere granché esperto di Bitcoin e di come utilizzarlo per non rendere la propria identità rintracciabile.

Ci auguriamo che le autorità preposte si attivino quanto prima al fine di acciuffare la ” nostra Dua lipa “.

Cosa è successo e cosa abbiamo scoperto?

Franco Bonzi si è recato in un money transfer per acquistare, almeno secondo quanto ci è stato detto, più di 5.000€ in Bitcoin, pagando in contanti. E qui finiscono le informazioni che erano in possesso sia della trasmissione e sia, presumiamo, delle forze dell’ordine.

La nostra intervista a Chi l ‘ha visto?

Il denaro è poi finito in un wallet che abbiamo identificato come appartenente a un importante exchange crypto, che tra le altre cose implementa delle rigide politiche di KYC, ovvero di identificazione dei clienti. In aggiunta, sempre presso lo stesso wallet sono arrivati dei piccoli trasferimenti da un altro exchange, anch’esso con rigide politiche KYC.

A questo punto la questione diventa relativamente semplice: le forze dell’ordine potranno contattare i due exchange e chiedere conto di questi trasferimenti: a nome di chi sono stati fatti, chi li ha ricevuti, eventualmente dove sono andati a finire poi.

E ci sono buone probabilità che si venga anche a capo dell’identità della falsa Dua Lipa.

Tutto è bene quel che finisce bene? Forse no, perché in realtà quel che conta sarebbe vedere Franco tornare a casa. È comunque un piccolo aiuto che ci siamo sentiti di fornire sia alla trasmissione, sia ai familiari che sono alla ricerca di Franco.

Franco Bonzi, Dua Lipa e Bitcoin: ed ora che succede?

Ora non possiamo fare più nulla. La palla passerà – crediamo – alle forze dell’ordine, che avranno un elemento in più per cercare di identificare chi si nascondeva dietro il nome della sedicente Dua Lipa.

Ringraziamo tutti i nostri lettori che ci hanno accompagnato in questo momento importante per il nostro sito e le professionalità che gli hanno permesso di diventare il punto di riferimento in Italia per l’informazione corretta su Bitcoin e criptovalute. E a chi ci ha conosciuto soltanto stasera, non possiamo che dare il più caloroso dei benvenuti.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

Vedi Commenti

  • Sempre che ovviamente l'account sull'exchange sia effettivamente del truffatore e non un qualche account aperto tramite furto d'identità, con annesso conto bancario aperto con le stesse modalità, con annessa carta dalla quale il truffatore o chi per lui ha prelevato contante.
    Anche se l'assenza di operazioni di mixing prima di inviare i btc all'exchange forse fa ben sperare (uno "attrezzato" come sopra probabilmente prima mixerebbe anche onchain).
    Vediamo come va a finire.
    Fortuna che a quanto capisco il money transfer usato per l'acquisto dei bitcoin era un qualche servizio registrato. Fosse stato un privato che faceva del p2p tipicamente le forze dell'ordine si sarebbero fermate a lui, indagandolo come se fosse per forza lui il truffatore (visto succedere più volte, ne avrei di aneddoti: molte procure inseguono i low hanging fruits, con tanto di mega articoli sul proprio portale, poi ripresi pari pari dai giornali mainstream, e i criminali veri tranquilli, vedi caso Bitgrail. Poi in caso di assoluzione niente, nessuno più ne parlerà).

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    • Vero, ma hanno lasciato tracce importanti su due exchange, entrambi heavy KYC. Niente mixing prima. Boh, non ci sono sembrati furbissimi

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  • Bravissimi Entrambi i due esperti di criptovaluta. a spiegare in modo semplice il tutto. Serve sempre di più conoscere la materia, nel suo ordinario di utilizzo, da permettere a tutti, di capire questi concetti e non essere truffati. come successo. Grazie ancora

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    • Grazie a te Pietro

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    • Grazie mille Pietro :)

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