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Crypto disastro in borsa: l’exchange perde quasi il 10%. Pesa arrivo della finanza tradizionale: cosa aspettarsi

Pessima performance per le azioni di Coinbase, che pagato due svoltenegli USA a favore della finanza tradizionale
9 mesi fa
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Mentre Bitcoin e crypto hanno fondamentalmente tenuto sui buoni livelli di prezzo raggiunti a metà settimana, è Coinbase con le sue azioni a preoccupare gli investitori. Il titolo ha perso quasi il 9%, salvo poi recuperare, anche se poco, durante le ore di trattative After Hours.

A spingere sulle vendite due notizie, che vi abbiamo fornito in anteprima sul nostro Canale Telegram e anche approfondito sul nostro sito internet. E sono due notizie che potrebbero aprire ad una competizione, feroce, sul mercato che per Coinbase è quello più importante: quello dei clienti di alto profilo negli Stati Uniti.

Una situazione che andrà a impattare sull’outlook per le azioni Coinbase sul breve e medio periodo, in particolare se entrambe le notizie, che per il momento hanno ancora la forma dei rumors, per quanto molto solidi.

Coinbase soffre due evoluzioni negli USA

Coinbase è stata tra le peggiori azioni sulle piazze USA nella giornata di ieri, con perdite importanti che ne avevano portato il prezzo sotto i 200$, livello di prezzo poi recuperato durante l’after hours. Ma che succede a Coinbase, unico exchange quotato negli USA?

Sono in realtà due le notizie negative per il business di Coinbase che ieri hanno creato più di qualche tensione in borsa.

La prima è quella del supposto impegno di CME, il Chicago Mercantile Exchange, per offrire in un futuro non ancora precisato, trading spot di Bitcoin. Questo vorrebbe dire che una borsa regolamentata, solida, conosciuta, popolare tra i grandi e grandissimi investitori, diventerebbe concorrente di Coinbase almeno per quella fetta di clientela. E no, non è una buona notizia per Coinbase, per quanto il grosso dei suoi ricavi arrivi dai piccoli investitori.

La seconda delle notizie che hanno impattato sulle azioni del gruppo guidato da Brian Armstrong riguarda la votazione per cassare SAB 121, la norma che di fatto impedisce ai grandi gruppi finanziari di detenere crypto per conto di clienti, a causa di obblighi contabili quasi impossibili da rispettare. Ci sarà una battaglia dura sul tema, dato che Joe Biden ha affermato di voler porre il veto sulla decisione del Congresso.

Se alla fine però SAB 121 non dovesse fare più parte dell’ordinamento legale USA, allora potrebbero nascere concorrenti parecchio agguerriti per i servizi di custodia dei Bitcoin dell’ETF, comparto nel quale Coinbase gioca praticamente da sola.

Un mondo normalizzato di Bitcoin vuol dire però anche questo

Un mondo normalizzato di Bitcoin e crypto vuol dire però anche questo. Vuol dire l’arrivo di grandi gruppi, vedi il CME, che si faranno ingolosire dalle laute commissioni che gli exchange incassano.

Non sarà la fine degli exchange, ma sarà comunque un attacco a diverse delle loro fonti di ricavi. E Coinbase, che è quello più dipendente da quanto avviene negli USA, è normale che ne risenta di più.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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