Buone nuove dal mining Bitcoin, che in troppi forse si erano affannati a definire come in crisi ai primi segni di rallentamento. Nonostante le commissioni siano tornate su livelli piuttosto bassi, c’è stato un aumento della difficulty dell’1,5%, segno che l’hashrate rimane su livelli piuttosto elevati e che c’è appunto tutto fuorché una crisi di chi contribuisce alla tenuta in sicurezza del network.
Una situazione dunque molto diversa da quella raccontata dai soliti profeti di sventura, che evidentemente devono aver fatto i calcoli partendo da un punto di vista dotato di forti pregiudizi, i pregiudizi di chi vorrebbe sempre e comunque vedere Bitcoin soccombere.
È comincia a essere passato ormai del tempo considerevole dall’halving, che ne ha dimezzato le ricompense. E si potrà iniziare presto a tirare delle somme su un evento che i soliti cinici ritenevano innesco della sventura finale per Bitcoin e che invece, ancora una volta, la macchina quasi perfetta di $BTC ha assorbito senza troppe preoccupazioni.
L’aumento non è di quelli così considerevoli, ma è comunque un rimbalzo che lascia, se vogliamo, ben sperare. Siamo infatti davanti ad una ripresa della difficulty del mining Bitcoin, per un meccanismo che è alla base del funzionamento di questo ecosistema.
I blocchi, come sapranno bene i nostri lettori, devono approssimare a 10 minuti l’uno dall’altro in media. E quando questa media, all’interno di un periodo di circa 2 settimane, è più alta, il protocollo riduce la difficoltà con la quale il blocco può essere prodotto, ovvero la quantità di calcoli media necessaria.
E questo permette all’orologio di Bitcoin di funzionare sempre bene. Tuttavia, quando la difficulty è in calo, è in genere segno che ci sono meno macchine a tutela della sicurezza di BTC. E per quanto si sia sempre su livelli piuttosto alti, è qualcosa su cui ragionare.
In particolare successivamente all’halving, che ha dimezzato le ricompense dei miner rendendo molto meno redditizia questa attività.
Il segnale che arriva oggi è chiaro però: l’halving non ha distrutto nulla, e non ha portato a quella riduzione di hashrate che in molti si aspettavano. Certo, il prezzo di $BTC, che è particolarmente pimpante post-ETF ha dato certamente una mano, ma non è l’unica questione che conta.
La vera lezione è che i miner, così come ogni operatore di mercato, si sono preparati per tempo ad una notizia che notizia non era, perché che l’halving non è esattamente un evento inaspettato.
Chi sogna la debacle di Bitcoin anche questa volta sarà costretto ad aspettare… la prossima. E con ogni probabilità anche quella successiva alla prossima.
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