I dati piacciono a tutti, perché, diceva qualcuno, martellandoli a sufficienza possono supportare qualunque tipo di tesi. È il caso anche dei dati sulle cosiddette whales, ovvero su chi detiene almeno 1.000 Bitcoin in portafoglio? La risposta, come in tutte le cose complicate che gli improvvisati della domenica vorrebbero invece spacciare per semplici, è… dipende.
Dato che in molti, a partire da CryptoQuant, stanno parlando di ritorno di appetito da parte delle whales per Bitcoin, cosa che – il condizionale è nostro – segnalerebbe in realtà il ritorno di un setiment bullish e dunque rialzista – abbiamo deciso di fare il punto della situazione, in modo possibilmente più approfondito.
Andremo a prendere diversi dati, da quelli delle whales in termini di detenzioni, passando poi per l’andamento di Bitcoin durante certi movimenti, per finire su quanto sta effettivamente avvenendo durante queste ultime convulse settimane e in particolare… in questi ultimi giorni. Ricordati che puoi sempre venire a commentare le ultime notizie e ricevere le ultime, così come a chiedere ulteriori approfondimenti sul nostro Canale Telegram Ufficiale.
Whales: cosa succede? Partiamo da lontano per capire cosa sta succedendo negli ultimi giorni – e cosa succederà in futuro
Le cosiddette whales, le balene, sono quegli indirizzi Bitcoin che detengono quantità importanti di $BTC. In questo caso utilizzeremo la definizione più comune, che per $BTC parla di 1.000 BTC in portafoglio o più.
La notizia che sta circolando ormai da 48 ore parte da un’analisi pubblicato su CryptoQuant, firmata da abramchart e che indica il ritorno dell’appetito delle whales per Bitcoin. In altre parole, le whales starebbero comprando.
È vero? Non è vero? Cosa dicono i grafici? Andiamo con ordine. Il grafico in questione, che appunto ha fatto il giro del web più perché in grado di solleticare gli animi bullish che per meriti tecnici, ha qualche problema.
Non sappiamo infatti se sono espunti gli exchange e le grandi entità, molte delle quali, come gli ETF, non hanno tutti indirizzi pubblici. Lo spike, il rialzo che si vede alla fine del grafico, verso maggio, potrebbe essere anche parte del ritorno dell’appetito per Bitcoin degli ETF quotati negli USA, che hanno inanellato proprio in questi ultimi giorni degli inflow, ovvero dei flussi di capitale positivo, importanti.
Secondo problema: i movimenti positivi sono modesti rispetto al passato, come mostrato più efficacemente dai dati raccolti e offerti da Glassnode. Se c’è qualcosa che emerge da questi ultimi dati è una certa noia, nonostante la ripresa degli ETF Bitcoin e l’arrivo degli ETF Ethereum, approvati nel corso della scorsa settimana.
Un indicatore più affidabile: chi si sta muovendo davvero?
Sempre Glassnode ci offre un dato più interessante, che è quello dell’Accumulation Trend Score. È interessante perché raffigura con colori diversi i periodi in cui sono le balene a muovere il prezzo, e invece quelli in cui sono i wallet di dimensioni più ridotte.
Nello specifico: per quanto il colore si stia riscaldando – e dunque a accumulare siano entità più grandi di quelle più piccole, siamo lontani dal viola profondo, che indica le grandi e grandissime balene.
Secondo fattore interessante: non è detto che siano le whale a predominare quando i prezzi si muovono in modo accentuato. Come è visibile dai grafici, a maggio 2021 furono ad esempio entità piccole, così come furono le stesse a scaricare.
Le whale però sono state protagoniste dell’ultimo grande rialzo. Serviranno affinché ci sia un’altra corsa verso l’alto. E il fatto che il colore si stia riscaldando (guarda il grafico sopra, che diventa arancione dopo essere stato a lungo), è un buon segno per il prezzo di Bitcoin? Per quanto non possa esistere una risposta definitiva, riteniamo che sia un dato, questo, molto più interessante di quello del bilancio di whales che non possiamo poi verificare a fondo.
E sull’analisi di cui sopra: è vero che la media verso le whale sta crescendo, ma siamo lontani dalle fasi dominate completamente dalle cosiddette balene