Questa sera, con diretta su RaiTre a partire dalle 21.20, il nostro direttore Alessio Ippolito e il capo-redattore Gianluca Grossi sono di nuovo ospiti della trasmissione televisiva Chi l’ha visto? Il caso è ancora quello di Franco (Gianfranco) Bonzi, che come abbiamo appreso nella precedente puntata della trasmissione televisiva, qualche settimana fa ha acquistato dei Bitcoin con l’obiettivo di trasferirli al truffatore che impersonava Dua Lipa, in una delle più classiche truffe romantiche.
Ci sono nuovi particolari che riguardano la storia di Franco Bonzi, in particolare all’incrocio con il mondo delle criptovalute: secondo quanto contenuto nella lettera lasciata al figlio, Bonzi sarebbe stato in possesso di un portafoglio di crypto dal valore di 80.000 sterline o euro. Un portafoglio però che, almeno secondo i dati i nostro possesso, non è mai esistito.
Si tratta infatti di una delle più comuni truffe – romantiche e non – nel mondo crypto. Si ottiene la fiducia del truffato mostrando un portafoglio in sola visualizzazione. È una modalità possibile, nello specifico con il wallet che è stato fatto scaricare a Franco Bonzi e che purtroppo continua a macinare truffati, soprattutto tra i meno esperti di questo mondo.
Per quanto ci manchino ancora degli elementi, il caso sembrerebbe essere piuttosto chiaro. Franco Bonzi ha comprato Bitcoin in un money transfer di Milano, che ha poi trasferito ai truffatori. Tali truffatori devono aver richiesto tale somma promettendo a Franco Bonzi guadagni stratosferici proprio tramite l’investimento in criptovalute.
I truffatori hanno utilizzato un sistema classico delle truffe a tema crypto: hanno fatto scaricare una App a Franco Bonzi, inviandogli contestualmente il codice per visualizzare un portafoglio che in realtà non era in possesso del Bonzi.
Questo ha permesso ai truffatori di guadagnarsi la fiducia di Franco Bonzi – dato che il wallet mostrato sullo smartphone di Bonzi aveva effettivamente in casa somme consistenti – e al povero Franco di convincersi che in realtà stava facendo la cosa giusta.
È in realtà una funzionalità che è permessa da diversi wallet crypto. Ed è nata affinché l’investitore possa tenere traccia dei suoi investimenti e delle sue dotazioni, senza però avere la capacità di movimentarli. Perché si utilizzano – in proprio – questo tipo di wallet? Per sicurezza. Non avere operatività sul proprio portafoglio mentre lo si guarda dal proprio smartphone permette di dormire sonni relativamente tranquilli, anche in caso di smarrimento del dispositivo.
Questo sistema però viene utilizzato anche molto spesso dai truffatori: si chiede al truffato di versare una somma per investimento e dopo poco si mostra un wallet, in sola visualizzazione, che vale molto di più dell’investimento iniziale. In realtà tale wallet però non esiste, o meglio, è sotto il controllo del truffatore. E il truffato non ha mai la possibilità di prelevare o di movimentare quelle somme.
Sappiamo, dalla lettera che Franco Bonzi ha lasciato al figlio, che riteneva di essere invece in possesso di quella somma. E che l’App in questione, per la visualizzazione, gli è stata fatta scaricare dietro consiglio della sedicente Dua Lipa.
Non sappiamo se Franco abbia dovuto anche affrontare la seconda parte della truffa. Anche qui siamo all’interno di un canovaccio che è utilizzato da diversi truffatori (per singoli o in gruppo che siano) e comincia quando il truffato chiede di prelevare la somma che ha maturato. Prima vengono accampate scuse, poi viene chiesto un altro versamento utilizzando il pretesto del pagamento delle tasse o delle commissioni.
Chiaramente anche dopo questo versamento il truffato non avrà mai accesso a questi fondi e avrà perso una somma aggiuntiva rispetto a quella che avrà inizialmente investito.
Per il momento però non sappiamo se la rottura di cui racconta Franco Bonzi nella lettera al figlio sia stata innescata o meno da un evento di questo tipo.
I truffatori utilizzano degli schemi rodati, purtroppo ben fatti, ma che se conosciamo possiamo imparare a evitare:
Questo vale anche quando a proporre certi investimenti sono persone con le quali parliamo da tempo online e che si sono guadagnate la nostra fiducia. NON ESISTONO sistemi in grado di farci guadagnare in modo semplice, e se esistessero chi ce li propone non verrebbe certamente a chiederci del denaro.
Questo vale per il mondo delle criptovalute, così come vale per il mondo degli investimenti classici. Basta seguire queste quattro semplici regole per evitare di venire truffati.
Come abbiamo raccontato nella precedente puntata, sappiamo che sono passati da un exchange che applica KYC, ovvero che identifica con documento e con webcam chi si iscrive. È possibile che sia stato utilizzato un prestanome? Sì. È possibile che il denaro abbia già preso altre strade? Sì.
Tuttavia quella del passaggio da due diversi exchange è l’unica traccia che abbiamo dei denari di Franco Bonzi, e l’unica traccia per risalire a chi avrebbe potuto truffarlo.
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