Che noia, signore e signori. Sì, è un’analisi che arriva ancora una volta da JPMorgan, e dal suo specialista “crypto” Nikolaos Panigirtzoglou. E quindi vale la pena di discuterla, ma più che altro per mettere in guardia chiunque dovesse prendere per oro colato qualunque tipo di analisi arrivi dai piani alti della grande banca. Di cosa si parla? Di nuovo di ETF Ethereum. E se ne parla cercando di spegnere un fuoco che, almeno ad avviso di chi vi scrive, è già bello che partito.
Gli ETF Ethereum raccoglieranno meno di quelli Bitcoin (ma va?), e lo faranno anche perché l’appetito per gli asset crypto si sarebbe in larga parte placato. L’appetito, per intenderci, sarebbe stato in larga parte soddisfatto da Bitcoin. Un’analisi lapalissiana? Più o meno, dato che ancora una volta nella umile opinione di chi vi scrive, è l’angolo ad essere sbagliato.
Una situazione che ti invitiamo a discutere con noi direttamente nel nostro Canale Telegram, così’ anche come stasera, in uno space X al quale ti inviteremo più avanti.
Sarà un’opinione disinteressata? Probabilmente sì, anche se dato il tono monocorde di suddette analisi, viene il sospetto che dalle parti di JPMorgan questo settore non sia poi così ben accetto. Cosa sta succedendo? Niente di che.
La questione è quella degli ETF su Ethereum, che secondo il capo dei capi della divisione asset digitali di JPMOrgan, Nikolaos Panigirtzoglou, avranno meno successo di quelli Bitcoin. Non fossimo sulle nobili pagine di Criptovaluta.it verrebbe da rispondere con una nota e vernacolare esclamazione. Ma dato che siamo su suddette nobili pagine, cercheremo di articolare un po’ il ragionamento.
Sì, è vero che gli ETF Ethereum raccoglieranno meno denaro di quelli Bitcoin, ma a questo sarebbero arrivati analisti ben meno prestigiosi. Quello che ci ha colpito dell’analisi è il ritenere una sorta di fallimento i 3 miliardi di dollari che lo stesso Nikolaos Panigirtzoglou ritiene che i fondi raccoglieranno entro fine anno, che però secondo lo stesso Nikolaos Panigirtzoglou potrebbero diventare anche 6. Come dire, una previsione così ampia da non esserlo, che comunque ci lascia di stucco.
Una raccolta di 3 miliardi per un asset che è comunque il secondo della sua categoria, una categoria che tra le altre cose è piuttosto nuova e non sempre digeribile per gli investitori classici, sarebbe un enorme successo, di quelli da inserire negli annali della finanza.
La musica è sempre la stessa. Mentre l’entusiasmo monta, c’è chi prova a fare il Bastian Contrario, cercando di posizionarsi in un angolo almeno all’apparenza unico.
A noi, che siamo certamente più di umili origini, interessa invece ricordare come soltanto qualche settimana fa l’arrivo di certi prodotti era ritenuto pressoché impossibile. E che di strada insieme ne è stata fatta tanta. E che tanta ancora ne faremo.
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