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PASSO INDIETRO EUROPA

Paolo Ardoino e crypto PROIBITE per il MiCA: “Un passo indietro per l’Europa”. È caso STABLECOIN!

Le nuove norme europee tagliano fuori diverse stablecoin ad alta capitalizzazione. Ne parliamo con Paolo Ardoino, CEO di Tether

Nella giornata di ieri Binance ha annunciato graduali limitazioni per le stablecoin non autorizzate in Europa. Una scelta obbligata, dato l’arrivo del MiCA, il complesso di regole che normerà il mondo crypto in Europa e che dal prossimo 30 giugno comincerà già a produrre i suoi effetti.

A prescindere dai diversi approcci degli exchange di criptovalute, c’è una questione che interessa investitori e appassionati: chi è stato autorizzato? Chi ha intenzione di farsi autorizzare? Chi rimarrà fuori? E perché diversi dei top player del settore hanno deciso, per il momento, di non farsi autorizzare?

La situazione è più complessa di come vorrebbe rappresentarla la stampa mainstream: non è una banale questione di volersi sottoporre alle regole. E le regole stesse, come vedremo con Paolo Ardoino di Tether, non sono poi neutre rispetto al funzionamento e al livello di sicurezza delle stablecoin coinvolte.

MiCA e crypto stable autorizzate: ne parliamo con Paolo Ardoino

Avevamo già avuto modo di parlare con Paolo Ardoino di quanto sarebbe avvenuto a MiCA entrato in vigore, dato che già da qualche settimana si parla dei problemi che potrebbe incontrare Tether, la stablecoin ancorata al dollaro con la più alta capitalizzazione di mercato. Con le più recenti mosse di Binance, che ha annunciato restrizioni graduali alle stablecoin non autorizzate in Europa, è tornato per il momento di tornare a chiedere al CEO di Tether quale sia effettivamente la situazione – e di come si sia arrivati fino a questo punto.


Criptovaluta.it: Buongiorno Paolo e grazie di essere qui con noi. Qual è il nodo principale della registrazione in Europa post MiCA? Ci sono restrizioni che Tether non può o non vuole implementare?

Paolo Ardoino: Il problema principale è che la regolamentazione prevede un rischio enorme per gli issuers [emittenti, NDR] di stablecoins dato che dovranno tenere 60% delle riserve in depositi bancari. I depositi bancari sono assicurati fino a 100.000 EUR dalla banca centrale europea. Un’inezia in confronto alle dimensioni di uno stablecoin come USDt. Inoltre i depositi bancari, nel caso di una bancarotta della banca depositaria, vengono assoggettati al processo di bancarotta. Tether investe le riserve in buoni del tesoro, che vengono sempre restituiti al proprietario (Tether) in caso di problemi con la banca.


La questione riguarda dunque le riserve e di come il MiCA impone agli emittenti di stablecoin di detenerle. Ad oggi Tether USDt ha il grosso delle riserve in titoli di debito USA a breve scadenza, che sono cash-like – ovvero immediatamente liquidabili per il controvalore, e comunque al riparo da problematiche eventuali che si potrebbero avere nel caso di fallimento o difficoltà della banca depositante. È un po’ quello che abbiamo visto con il fallimento di Silicon Valley Bank, che ha finito per coinvolgere il principale concorrente di Tether, ovvero USDC. (qui trovi la storia del crollo di SBV e dei problemi per USDC, se non sei al corrente di quanto accaduto).


Criptovaluta.it: Capitolo riserve: il regime imposto dal MiCA offrirà davvero maggiore sicurezza agli utenti? Oppure ritieni che sia un regime peggiorativo di quello attuale (e libero) scelto da Tether e composto per la quasi totalità da titoli di stato USA?

Paolo Ardoino: Assolutamente no, come ho detto prima MiCA in questo momento pone maggiori rischi rispetto alla attuale allocazione delle riserve di uno stablecoin come USDt.


Data l’inconciliabilità tra le posizioni di Tether e quelle dell’Unione Europea, è d’obbligo chiedersi a questo punto se ci siano o meno dei margini di trattativa tra i grandi issuer come Tether e appunto chi ha redatto e poi votato il MiCA.


Criptovaluta.it: C’è possibilità di vedere un accordo in futuro? C’è possibilità di vedere un cambiamento nelle regole UE? E nel caso, potremmo vedere Tether “tornare” disponibile per gli utenti europei?

Paolo Ardoino: Speriamo di si. Continueremo a lavorare in quella direzione.


Ci sarebbero dunque delle interlocuzioni che potrebbero offrire dei risultati in futuro, per quanto non possiamo essere al corrente per ora del punto raggiunto e delle tempistiche eventualmente necessarie affinché si smuova qualcosa. Il rischio di non avere più accesso a Tether presso gli exchange con sede in Europa e con regolare licenza è ormai più che concreto però, dato anche il poco tempo che ci separa dall’entrata in vigore di queste norme.


Criptovaluta.it: Abbiamo il timore che questo nuovo regime non renderà accessibili stablecoin agli utenti europei che sono maggiormente capitalizzati, più liquidi e in ultimo – per questi motivi – più sicuri. Pensate anche voi che sia una sconfitta anche e soprattutto per gli utenti europei?

Paolo Ardoino: Decisamente un passo indietro per l’Europa.

Un passo indietro per l’Europa?

Seguiamo la questione regolamentare in Europa da tempi non sospetti e da prima che il MiCA fosse votato dalle massime istituzioni europee. Abbiamo avuto sulle nostre pagine anche Stefan Berger, il principale promotore di questo framework legale, così come abbiamo già, in passato, discusso con i principali protagonisti della politica all’incrocio con le crypto.

Ne abbiamo parlato anche con gli allora parlamentari Davide Zanichelli e Luca Carabetta

Data la situazione attuale, avere qualche dubbio sul fatto che sia sempre fatta la scelta giusta chiaramente c’è. E purtroppo di tempo per discuterne ne rimane sempre meno.

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Alex G.
Alex G.
4 mesi fa

Premesso che una regolamentazione è un bene e che, al netto della questione sui depositi, il resto della legge, sebbene migliorabile, è nel complesso abbastanza accettabile, l’obbligo di deposito in banca del 60% delle riserve, che verrebbero così assicurate solo x un massimo di 100K €, anche dal punto di vista dell’interesse del cliente finale è una totale assurdità.

Come sempre abbiamo a che fare con politici di governo incompetenti nella migliore delle ipotesi, probabilmente fautori di interessi diversi da quelli della gente comune; e gli elettori praticamente ignari perché è un tema che sebbene coinvolga tutti, però sta interessando solo una particolare nicchia di investitori e risparmiatori.