Sì, la tokenizzazione degli asset continua. E questa volta a scendere in campo è Fidelity, gestore di fondi che ha già lanciato il suo ETF Bitcoin e che è in attesa di ok per l’ETF su Ethereum. Il gruppo ha annunciato la tokenizzazione – in stile BlackRock – di un suo fondo, ricorrendo però non a una blockchain pubblica, ma a Onyx di JPMorgan.
Un buon segnale per il settore nel suo complesso, che però ci ricorda come in realtà ci siano tante altre questioni aperte, a partire da quella tecnologica. Ci sono e ci saranno sempre di più dei concorrenti privati, principalmente grandi banche, che cercheranno di cavalcare il trend.
È un problema? È la fine del sogno delle blockchain pubbliche al servizio della finanza? I detentori di token e coin crypto non avranno nulla da guadagnare da questo trend? Un attimo, perché dare delle risposte necessita anche la comprensione di quello che sta accadendo, anche con Fidelity.
La situazione è interessante, tanto per gli appassionati di criptovalute quanto per gli appassionati di finanza tradizionale. Fidelity International – con sede a Londra – ha tokenizzato un suo fondo money market, scegliendo però non Ethereum, come fatto da BlackRock con il suo BUIDL, ma la chain Onyx Digital Assets. È la chain di proprietà di JPMorgan, che non è pubblica e che non ha token pubblicamente scambiati.
Una scelta che farà storcere il muso ai fan delle blockchain pubbliche e che però è il segnale che ci sarà tanto da fare in questo senso. Da un lato il mondo libero rappresentato anche da Ethereum e più in generale dalle blockchain di cui parliamo su queste pagine più di frequente.
Dall’altro lato invece il mondo delle banche, che ha chiaramente un approccio diverso e che vorrebbe cercare di mangiare una fetta di una torta che, a nostro avviso, sarà enorme.
Vale la pena di ricordare che questo è – tra le altre cose – un esperimento di Fidelity tra i tanti, con il gruppo che ha già effettuato operazioni simili su altri network.
A giocare a favore di JPMorgan la possibilità di offrire soluzioni integrate e pronte all’uso. E anche il fatto di essere già dentro – da protagonista – al mondo della finanza tradizionale.
Assolutamente no. Quello che riteniamo è che si testeranno diverse soluzioni e che soprattutto la fetta di torta sarà grande a sufficienza per accomodare tutti.
Ci sarà una preponderanza di network pubblici e aperti, come Ethereum ma anche come Avalanche e di tanti altri che cercheranno di occupare questo spazio. Per il resto, ci sarà da combattere una dura lotta nel sensibilizzare su questi temi. Perché nessuno ha bisogno di una nuova finanza che utilizzi quei coni d’ombra che poco piacciono – almeno agli appassionati crypto – e che sono tipici appunto della finanza di una volta.
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