Sul prossimo trend di cui tutti parlano nel mondo crypto è il caso di fare un po’ di chiarezza. Sì, parliamo della tokenizzazione, che ha già portato parecchio in alto token come $ONDO e che interessa soprattutto Ethereum e Avalanche, almeno per quanto si è visto fino ad ora, con una forte preponderanza della prima.
È una questione che sta interessando tutti i principali gestori di fondi a livello mondiale – e dati in nomi coinvolti (pensiamo a BlackRock) – ha generato anche una grande attenzione tra gli appassionati crypto.
Ci sono però almeno 5 questioni che secondo noi sono importanti e che dovrebbero aiutarti a capire davvero cosa c’è in ballo. In 5 punti riassumeremo dunque tutto ciò che è importante sapere sul trend RWA – o come preferiamo chiamarlo noi, della tokenizzazione. Vieni anche a parlarne sul nostro Canale Telegram, il canale della community che cresce più rapidamente in Italia.
Tokenizzazione: 5 cose che NON ti hanno detto
Siamo scettici sulla tokenizzazione? Assolutamente no. Siamo stati i primi in Italia a parlarne e tra i primi a livello mondiale. La blockchain piace tanto anche ai piani alti della finanza. Franklin Templeton ci lavora da un po’, BlackRock ha già lanciato il suo primo fondo, e sono in tanti più in generale a operare nel settore. E che vorrebbero operarci sempre di più.
È una questione di infrastruttura
È una questione principalmente di infrastruttura di mercati. Oggi i principali mercati finanziari operano su infrastrutture di vecchia generazione, hanno tempi di settlement (ovvero di chiusura effettiva dell’accordo) molto lunghi e spesso non sono in grado di comunicare.
Operando su Ethereum o su altre chain, si può fare affidamento invece su infrastrutture pubbliche, aperte e alle quali ogni operatore può partecipare.
I titoli funzionano… nello stesso modo
Invece di avere su un database il chi ha cosa, ovvero la lista dei detentori del titolo o della quota, c’è un token, su network che supportano questo tipo di asset. Cosa cambia per il titolo? Assolutamente nulla: ne cambia la forma, ma la sostanza, che è la cosa più importante almeno per Criptovaluta.it, rimane invariata.
Di cosa parliamo quando ci riferiamo alla sostanza? Parliamo di possibilità di accesso a certi mercati da parte di tutti, di libertà di scambio e di tutto ciò che è al cuore della filosofia crypto. In questo senso si è fatto ancora poco, molto poco, e dai prossimi punti sarà chiaro perché è così.
No, non saranno liberi come la DeFi
Qualunque tipo di asset potremmo mettere onchain è legato a regolamenti specifici, a leggi nazionali o di mercato comune. Se comprate una casa, tokenizzarla non vi farà risparmiare il notaio e le lungaggini burocratiche. Se un titolo o un fondo di un grande gestore è limitato agli investitori professionisti, continuerà a esserlo anche onchain.
E scordiamoci che gestori di una certa reputazione, come BlackRock, aggirino certe regole per il gusto di seguire la filosofia crypto. Compliance dunque sempre in prima linea, anche quando si parla di asset onchain.
Vale la pena di ricordare che non potrà pensare, almeno fino a quando non cambieranno le leggi, di avere degli scambi puramente onchain senza una terza parte: che si tratti di BlackRock che include la lista dei wallet che possono detenere un asset, a chi come terza parte attribuisce la proprietà al token stesso. C’è ancora tanto mondo offchain.
È una buona notizia per i network preferiti dai grandi gestori?
Sì. Facciamo l’esempio di quanto ha affermato il CIO della divisione ETF di BlackRock. Ha affermato che Ethereum e più in generale i network onchain pubblici sono preferibili (alle soluzioni private delle banche come JPMorgan). BlackRock ha anche da vendere, tra poco, l’ETF su Ethereum che sarà lanciato per luglio, e combinerà le due azioni per prendere i classici due piccioni con una singola fava.
Se questo dovesse diventare il vero nuovo trend, i network maggiormente utilizzati ne guadagnerebbero tanto in termini di interesse e anche di acquisti.
Compagno di strada è diverso da amico
Se è vero che tanti gestori un tempo insospettabili oggi si stanno interessando di crypto, è altrettanto vero che si può essere compagni di strada senza diventare amici.
Non che ci abbiamo fatto qualcosa quelli di BlackRock o di Franklin Templeton. È che in realtà le basi di tanti prodotti DeFi puri è diversa: permettere a tutti di accedere a strumenti che nei mercati centralizzati sono ad esclusivo appannaggio di investitori professionali, in modo decentralizzato. O meglio, il più decentralizzato possibile. Non è questo il caso della tokenizzazione: un cambio di vestito che ingannerà i più fessi, ma non i lettori di Criptovaluta.it.