Il mondo crypto si ripresenta sui principali telegiornali. E non nel migliore dei modi. Tutte le principali testate si sono occupate dell’arresto di Franco Lee, personaggio che chiunque abbia frequentato convention e fiere crypto certamente conoscerà.
Era infatti solito aggirarsi all’interno e all’esterno di suddette convention proponendo il suoi servizi: scambio di criptovalute contro cash, in pieno (per quanto possa esserlo comunque un incontro di persona) anonimato. E questo gli è costato l’arresto e presto gli costerà un processo con accuse particolarmente infamanti: esercizio abusivo di attività finanziarie e riciclaggio.
L’arresto ha anche comportato il sequestro per circa 60.000 euro in criptovalute, principalmente Bitcoin, Ethereum, Matic e USDT di Tether.
Franco Lee è un personaggio del mondo crypto italiano che tutti o quasi conoscono. Di origini cinesi, da tempo si aggira nelle convention crypto e Bitcoin offrendo servizi di cambiavalute di persona. Un personaggio noto, quasi onnipresente e che però deve aver attirato l’attenzione delle forze dell’ordine, sia per l’attività di cambiavalute senza averne licenza, sia invece per aver ricevuto, secondo le accuse, proventi di illeciti che ha poi convertito per conto di altri in Bitcoin e crypto.
I carabinieri lo seguivano da un po’ e secondo indiscrezioni che poi dovranno essere confermate a processo, avrebbero seguito le attività di Franco Lee per settimane prima di procedere con l’arresto. Tra le attività – sempre secondo indiscrezioni che però dovranno essere confermate – anche la vendita di criptovalute a chi aveva necessità di cambiare piccole somme provenienti da piccole attività criminali. Questo almeno è quanto ci è stato raccontato da fonti che dovremo mantenere segrete.
Le accuse sono particolarmente infamanti e valgono, nel caso di colpevolezza, detenzioni piuttosto lunghe.
Le forze dell’ordine avrebbero individuato movimenti per circa 9 milioni di euro, con spostamenti talvolta anche superiori ai 100.000 euro. Nel complesso sarebbero stati individuati oltre 3.000 movimenti, per una media di ogni trasferimento vicina ai 3.000 euro. Non esattamente cifre da grandi attività di riciclaggio, che però costituiscono nondimeno reato almeno secondo l’accusa.
Le commissioni variavano tra il 5% e il 10%, che evidentemente un pubblico (in verità non così folto) accettava di pagare in cambio dell’anonimato.
Rischia diversi anni di galera, per quanto a separarlo dalla condanna definitiva ci sia ancora un processo. Il materiale raccolto dalle forze dell’ordine riguarda appunto l’esercizio abusivo di attività finanziarie e il riciclaggio, dato che avrebbe accettato denaro proveniente da illeciti che avrebbe poi convertito appunto in modo anonimo in Bitcoin e altre criptovalute.
Certamente non una grande pubblicità per il movimento crypto e Bitcoin italiano, data anche l’enorme risonanza che è stata data all’arresto. Risonanza alla quale ha contribuito anche l’importante somma di 600.000 euro in criptovalute che sarebbe stata sequestrata. Somma che con ogni probabilità era funzionale alla sua attività di bancomobile come amava definirsi sia sul suo materiale promozionale, sia invece davanti ai microfoni.
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