C’è chi non crede alla narrativa di Mt. Gox. Se sei arrivato su questo approfondimento, sarai certamente preoccupato per il dump, il crollo di oggi, che per il grosso degli analisti è causato dalla notizia della distribuzione dei 140.000 Bitcoin legati al caso Mt. Gox. Un caso vecchio, quasi antico, che ci trasciniamo dietro da tempo e che dai primi di luglio dovrebbe finalmente trovare una soluzione.
Per chi non ha voglia di complicazioni: ci sono un mucchio di Bitcoin, 140.000 circa, che torneranno a legittimi proprietari (o a chi ne ha comprato i diritti). In molti sono spaventati dal fatto che potrebbero essere venduti, causando delle importanti pressioni sul prezzo dell’asset.
Modo di ragionare corretto – con i mercati che cercano di anticipare quello che sarà – e che al tempo stesso però avrà bisogno di più approfondimenti per capire davvero cosa sta succedendo. E quanti pericoli ci siano.
La reazione, che ha portato Bitcoin in quota 60.000$, è stata probabilmente eccessiva. Sul tema sono intervenuti in tanti, soprattutto tra quelli che vivono ai piani alti della finanza… crypto.
Ci sono sul tavolo 140.000 Bitcoin circa – che valgono ai prezzi attuali circa 9 miliardi di dollari. Una somma capace di spaventare tutti, anche un asset ben capitalizzato come BTC.
Il parere più interessante è quello di Alex Thorn, che ha affidato a X una lunga disamina della questione. Per chi non volesse leggere l’intero e lungo thread in inglese, faremo qui un riassunto.
Il totale è di 140.000 Bitcoin circa, ai quali va applicata ancheuna riduzione del 10% da parte del 75% circa dei creditori. In altre parole, saranno distribuiti “soltanto” 95.000 Bitcoin, almeno secondo i calcoli di Alex Thorn.
Di questi circa 20.000 a diversi fondi che hanno accumulato crediti Mt. Gox comprandoli dai legittimi proprietari. Ci sono poi circa 10.000 Bitcoin che sono a favore di Bitcoinica. Rimangono per gli investitori individuali 65.000 Bitcoin.
Secondo Alex Thorn no. Il grosso degli investitori che hanno perso soldi in Mt. Gox sono persone che hanno abbracciato la tecnologia BTC agli albori e sono dunque più propensi a detenere somme anche importanti.
In secondo luogo questi creditori individuali hanno avuto per anni occasione di “vendere” i loro crediti e non l’hanno fatto.
Terza questione: le tasse. La vendita avrebbe un impatto enorme in termini di tasse.
C’è in ballo anche una quantità di coin simile in Bitcoin Cash. Si tratta di BCH assegnati dopo il fork con il grosso degli investitori che se li è letteralmente trovati in tasca.
Questo, in aggiunta alla minore liquidità su BCH, potrebbe causare problemi più consistenti.
Vedremo se Alex Thorn ha ragione e se dunque il dump di oggi è stata una reazione di pancia ad una notizia che non solo toglie un dente cariato da tempo, ma che al tempo stesso è molto meno di impatto di quanto sarebbe potuto sembrare.
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