Secondo un recente reportage di Associated Press, Hamster Kombat sarebbe diventato un caso politico in Iran. Il popolare gioco – qui la nostra guida – sarebbe stato considerato addirittura uno strumento di soft war da parte dell’Occidente. Tutto questo in uno dei momenti storicamente più complessi, sul piano politico e economico, per Tehran.
Sempre secondo Associated Press, il gioco sarebbe diventato estremamente popolare, nonostante gli sforzi del governo per limitare l’accesso a Telegram, cosa che sarebbe segno inequivocabile, sempre secondo la stessa indagine, delle enormi difficoltà economiche vissute dalla popolazione.
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Hamster Kombat – se ancora non giochi puoi iniziare a farlo da qui – è diventato un problema. Il più popolare dei tap game crypto, che presto dovrebbe offrire anche un airdrop, ovvero una regalia di crypto ai suoi utenti, sarebbe diventato un caso politico in Iran, secondo una recente indagine di Associated Press.
Secondo Habibollah Sayyari, ex capo della marina e ora vice-capo dell’esercito, sarebbe addirittura uno strumento di guerra soft dell’Occidente per distogliere la popolazione da questioni assai più pressanti, come le prossime elezioni presidenziali.
Il gioco avrebbe ottenuto anche copertura sulla TV di stato, che avrebbe invitato la cittadinanza ad evitare di cercare di guadagnare attraverso giochi privi di utilità.
E sempre secondo quanto è stato riportato sempre da Associated Press, sul tema si sarebbe espresso anche l’ayatollah Nasser Makarem Shirazi, estremamente popolare nel paese, che non ha espresso giudizi morbidi sulle criptovalute, invitando i fedeli a non utilizzare né Bitcoin né giochi appunto come Hamster Kombat.
Non è la prima volta che dall’Iran arrivano notizie che sono la fiera dell’assurdo, sia a tema crypto sia invece su temi più generali. Non siamo in grado per il momento di valutare quali aspetti di questa storia siano stati romanzati e utilizzati anche allo scopo di descrivere una situazione tanto drammatica quanto ridicola nella Repubblica Islamica.
Quel che è certo è che non è la prima volta che i più alti ranghi della Repubblica Islamica si esprimono con toni poco accomodanti verso il mondo delle criptovalute, per quanto tanti report abbiano accusato lo stesso Iran di fare ricorso a Bitcoin e crypto per aggirare le sanzioni.
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