La gestione della propria identità è ancora in una fase pre-internet, come ci ricorda Internet Computer e come ci ricorda la miriade di questioni che riguardano la condivisione della propria identità quando necessario. Quante volte ci chiedono di verificare la nostra identità con documenti, selfie e altri elementi non solo poco funzionali, ma anche facili da sottrarre?
Internet computer Protocol offre una soluzione: si chiama Verifiable Credentials, ovvero credenziali verificabili – e punta a risolvere molti se non tutti i problemi che sono purtroppo incorporati nel vecchio modo di certificare la nostra identità. Mai più documenti, mai più selfie, ma un sistema onchain che ci offre anche la possibilità di decidere quali dati condividere (perché no, non tutti sono necessari in ogni circostanza.
Una soluzione intelligente, che è la prossima frontiera della gestione delle informazioni sensibili, quel termine in burocratese che indica i dati più importanti della nostra vita: dal nostro nome ad altre nostre caratteristiche che non è intelligente né consigliato condividere con il primo che capita. E questo in un approccio che è radicalmente diverso anche da quello del Web2, che molte volte di questi dati ha fatto business quotati in borsa, miliardari e inattaccabili.
Sono un nuovo protocollo, aperto (nel senso che lo standard può essere implementato da tutti), che può essere utilizzato da chi emette credenziali fisiche per crearne una versione online e digitale, con delle caratteristiche precise che le rende migliori di quelle fisiche classiche.
Cosa che invece il vecchio modo di offrire le nostre credenziali invece rende non solo possibile, ma alla portata anche di truffatori e criminali non troppo organizzati.
Un ulteriore grado di sicurezza, oltre a quello dalla protezione dalla copiatura o dalla clonazione.
Immagina di dover dimostrare di essere maggiorenne: l’unico dato che dovresti condividere è la tua data di nascita. E invece oggi sei costretto a mostrare documenti che includono molte più informazioni (come ad esempio la tua residenza). Con le VC invece sarà possibile condividere soltanto quelle credenziali che sono necessarie.
La soluzione è moderna, anche per il fatto che fino a qualche anno fa mancava l’infrastruttura per gestire progetti di questo tipo. La blockchain viene in aiuto e permette di gestire in modo sicuro le transazioni peer to peer.
Il secondo pezzo di tecnologia sono le passkey, che permettono di autorizzare transazioni e altre operazioni – come abbiamo visto qui con Internet Identity – utilizzando quei meccanismi di autorizzazione che siamo già abituati a utilizzare, come l’impronta digitale oppure lo sblocco facciale tramite il nostro smartphone.
I casi d’uso sono diversi – e l’approfondimento di ICP su questa nuova tecnologia ne cita diversi. Dalla necessità ad esempio di escludere i bot dagli Airdrop: le VC possono essere utilizzate anche per separare gli umani dalle macchine.
C’è anche il caso del KYC, il know your customer, che è necessario per gli exchange registrati. Con le VC potremmo fare il KYC una sola volta e utilizzarlo presso tutte le piattaforme che supportano questo standard.
Perché su ICP? Perché ICP ha già lanciato una piattaforma aperta, uno standard che potranno utilizzare tutti che è già dotato di librerie libere e di API che tutti possono utilizzare. Un aggiunta al protocollo Internet Identity, di cui è parte integrativa e che amplia l’offerta di ICP per le transazioni… non monetarie.
Il tutto senza wallet e senza interfacce complicate che potrebbero non essere ancora a disposizione del grande pubblico.
Internet Identity, ricordiamo a tutti, permette di identificarsi utilizzando i sistemi hardware che magari siamo già abituati a usare su internet e nell’utilizzo delle periferiche. Possiamo utilizzare ad esempio i sistemi di autenticazione biometrica all’interno dei nostri smartphone o – nel caso di PC o laptop – collegare alla porta USB sistemi come di firma come Yubikey o Ledger. Un sistema nato per rendere più semplice l’utilizzo dei sistemi Web3, migliorando quelle interfacce che spesso sono il vero ostacolo per chi vuole avvicinarsi a questo mondo.
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