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CROLLO per alcune crypto nel giro di 1 ora: profondo ROSSO per dati su LAVORO e parole di Jerome Powell

Parlano i dati JOLTS e Jerome Powell. Le crypto reagiscono peggio del mondo finanziario classico.

Jerome Powell è stato ospite dell’ormai solita kermesse della Banca Centrale Europea, che ospita i principali banchieri centrali del mondo per parlare anche di politica monetaria. Nonostante dal discorso di Jerome Powell non sia emerso nulla di nuovo, i mercati hanno reagito in modo ribassista anche su Bitcoin e crypto. A fare da ago della bilancia, con ogni probabilità, dati sul mercato del lavoro che lo mostrano in ripresa.

Cosa che non piace a chi si attende tagli ai tassi: un mercato del lavoro in maggiore difficoltà infatti finirebbe per dare fiato alle trombe dovish, ovvero a chi all’interno di Federal Reserve preferirebbe un percorso di tagli da avviare il prima possibile.

Faremo il sunto di quanto ha affermato Powell ed di quanto potrebbe accadere in futuro anche tenendo conto delle sue anticipazioni sull’andamento dell’inflazione, cercando di capire le motivazioni di quello che è stato un crollo soprattutto per gli asset più volatili del mondo crypto.

Un brutto pomeriggio per le crypto

È stato un brutto pomeriggio per le crypto, in particolare nel settore meme, che paga una corsa di ieri che evidentemente non aveva poi basi così solide. Perdono più del 3% in un’ora BONK e BOME. Fa poco meglio FLOKI, ma sempre in quota -2,5%. Non è però una questione di meme, ma piuttosto di criptovalute che erano iperestese dopo corse recenti, dato che perdono in modo sostanzioso anche Kaspa, ENS, BGB.

Cos’è successo? Il calo si è avviato poco prima del dato sui Job Openings, ovvero i dati che segnalano i posti di lavoro disponibili di “nuova creazione”. Un dato superiore alle aspettative e soprattutto alla lettura precedente, che sembrerebbe segnalare un mercato del lavoro ancora incandescente e che non accenna a tornare su livelli di normalità. Una situazione questa che lascia le mani libere a Fed per il mantenimento di tassi di interesse elevati più a lungo.

Una situazione che però andrà valutata volta per volta, e che a nostro avviso non cambia affatto i fondamentali, ma piuttosto conferma la fase data driven, ovvero guidata dai dati, per tutte le principali banche centrali.

Un Jerome Powell con le labbra cucite

Jerome Powell, comparso alla kermesse di BCE in Portogallo, ha tutto sommato tenuto la bocca chiusa. Ha parlato di ingerenze politiche (che non interessano a Fed) che sarebbero pienamente sotto controllo. Ha parlato di necessità di sistemare il deficit degli USA e ha parlato dell’inflazione da qui ad un anno, indicando il livello tra 2,0% e 2,5% un livello possibile e anche auspicabile.

Da qui ad un anno pertanto si sarà ancora in territorio superiore al target, cosa che con ogni probabilità renderà molto caute le prossime scelte di Federal Reserve. Cosa che non è piaciuta ai mercati, ma che è perfettamente in linea con tutte le proiezioni che Federal Reserve ha diffuso a più riprese.

Difficile aspettarsi altro per ora, per quanto mercati sull’orlo di una crisi di nervi continuino a rispondere ad ogni minima frase come se fosse l’arrivo dell’apocalisse.

Rimane comunque la particolarità di un mondo crypto che corregge mentre le borse USA sono pressoché ferme. Segnale che probabilmente ci sono cause tecniche che prescindono da quanto avvenuto nel mondo… finanziario classico.

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