Stablecoin rischi per la stabilità del sistema bancario, o almeno per quelle banche che dovessero decidere di offrire servizi di deposito e custodia alle crypto ancorate alle valute fiat. Il messaggio questa volta non è dell’Unione Europea o di Bankitalia, istituzioni da sempre avverse al settore, ma arriva da una giurisdizione storicamente aperta al mondo crypto.
A parlare infatti è FINMA, l’omologa di CONSOB in Svizzera, che ha pubblicato una nota per le banche che dovessero avvicinarsi al mondo degli emittenti di stablecoin crypto. Danni reputazionali e anche problemi potenzialmente a livello finanziario, che dovrebbero essere presi in considerazione da chi dovesse prepararsi.
E parla anche di possibilità che rapporti stretti con il mondo bancario possano funzionare da aggiramento delle regole da parte di emittenti stablecoin che sono ormai ricchi quanto… una banca e capaci di spostare importanti capitali.
Le preoccupazioni ci sono tutte e riguardano il mondo degli stablecoin. E quando a diffonderle è FINMA, storicamente molto più aperta delle omologhe europee al mondo crypto, c’è sicuramente da discutere di quanto è stato affermato.
Dalle garanzie in caso di fallimento, che potrebbero ricadere a catena sulle banche che dovessero decidere di collaborare con il settore stable.
Il settore bancario svizzero, tra le altre cose, era stato nell’occhio del ciclone perché alcuni istituti della Confederazione sono stati coinvolti nel caso FTX e in una gestione non sempre trasparente dei fondi dei clienti che arrivavano dalle diverse filiali locali dell’ormai fallito exchange di criptovalute.
FINMA ha quasi sempre giocato d’anticipo, almeno rispetto agli altri enti regolatori a livello mondiale e le note diffuse poche ore fa poggiano in realtà su una sorta di continuità documentale che parte dal documento emesso nel 2019 riguardo le ICO e i servizi che le banche avrebbero potuto offrire.
Al netto delle discussioni tecniche, l’allarme di FINMA farà discutere anche fuori dalla Confederazione e in particolare in Europa, dove il MiCA è entrato in vigore meno di un mese fa, accendendo discussioni proprio sulla gestione degli stablecoin autorizzati.
Anche in Europa il tema dei depositi bancari, ai quali il mondo stablecoin ha storicamente difficoltà ad accedere, è oggetto di discussioni ad ogni livello, con Tether che ha contestato, tra gli altri, proprio l’obbligo di detenzione per chi emette stable in Europa del 60% delle riserve presso istituti bancari. Istituti bancari non sempre sicuri e che comunque sono da sempre restii ad offrire anche dei banali servizi di deposito.
Anche negli USA è il mondo stable a essere al centro delle più importanti discussioni. Ci sono già due proposte di legge per la loro regolamentazione, che però stanno avendo enormi difficoltà a procedere nell’iter classico di approvazione delle leggi.
Emittenti come Tether sono stati inoltre oggetto di attacchi politici periodici, per quanto in realtà si tratti di uno stablecoin che ha dato una grossa mano alle finanze pubbliche statunitensi, accumulando enormi quantità di debito pubblico emesso da Washington.
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