Il mining Bitcoin? Non solo un problema per l’ambiente e per il consumo energetico, ma anche per la sicurezza nazionale. A parlare è di nuovo Elizabeth Warren, senatrice che si è auto-dichiarata a capo dell’esercito anti-crypto e che ha trovato il tempo, all’interno di un contesto politico fortemente cambiato negli USA negli ultimi mesi, di attaccare di nuovo il mining.
Dietro gli attacchi della senatrice ci sarebbe la questione dei proprietari di diverse mining farm, che sarebbero per percentuali rilevanti cittadini di origine cinese e – secondo la senatrice – in alcuni casi con legami con il Partito Comunista Cinese.
E che potrebbero utilizzare il mining per attaccare la rete elettrica degli Stati Uniti, anche se con modalità che la senatrice Warren si è ben guardata dal commentare pubblicamente.
Non è la prima volta che la senatrice Elizabeth Warren si scaglia contro Bitcoin, contro il mining e più in generale contro le criptovalute.
In passato ha attaccato l’intero comparto perché in grado di fornire una sponda alla malavita e a chi vuole riciclare denaro. Altre volte ha attaccato l’inconsistenza e la tendenza a fallire degli exchange, e altre volte ancora invece se l’è presa con il settore del mining per il suo impatto sull’ambiente.
Questa volta però è diversa: secondo quanto la senatrice ha riportato alla commissione del Congresso competente per le questioni economiche ha sottolineato il pericolo che i miner costituirebbero per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Il discorso è in realtà relativamente semplice e si appella a quelli che sono dei fatti già accaduti in passato e che portarono il presidente Joe Biden a ordinare la chiusura di una piccola infrastruttura di mining, situata troppo vicina a siti di interesse della difesa USA e di proprietà di un cittadino cinese.
Un incidente di percorso, ampiamente rientrato, che però secondo la senatrice Warren segnalerebbe quanto sia pericoloso il mining per gli Stati Uniti.
Si tratterebbe di minacce che riguarderebbero principalmente i miner di proprietà straniera, e che potrebbero essere utilizzate, anche se non si è ancora capito come, anche per cyber-attacchi.
Inoltre, sempre secondo la senatrice, cittadini cinesi starebbero usando crypto per acquistare in gran segreto attività di mining, citando in questo caso un investimento da 6 milioni di dollari avvenuto in Texas tempo fa.
Il meccanismo utilizzato da Elizabeth Warren, fanno notare i suoi avversari, è però sempre lo stesso: utilizzare fatti singoli, generalizzarli e poi trarne un vettore d’attacco al mondo crypto.
Questa volta tocca ai miner – già impegnati nella complicata fase post halving, che però saranno più che in grado di rispedire al mittente le accuse.
Si tratta nel grosso dei casi anche di società quotate in borsa e sottoposte a screening importanti anche in termini di proprietà. E che nonostante i sospetti che la senatrice vorrebbe trasmettere all’opinione pubblica, sono società trasparenti e controllate.
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