La giornata di ieri non è stata soltanto quella in cui si attendevano le trimestrali di Amazon e Apple, ma anche la giornata delle trimestrali di Coinbase, che nel mondo crypto rivestono un ruolo in verità assai particolare, in quanto unico exchange di criptovalute quotato in borsa. I dati sono stati incoraggianti, per quanto sotto alcuni aspetti al di sotto delle aspettative.
La centralità nei commenti è stata occupata dal terzo trimestre di fila in net income, con il gruppo che ha incassato – al netto – 36 milioni di dollari per l’ultimo trimestre. Cifra certamente non di enorme entità, ma che è lontana anni luce dal -97 milioni che era stato fatto registrare soltanto un anno fa.
All’interno delle trimestrali ci sono diversi interessanti – e una questione legata ad un nuovo modo di fare accounting che ha ovviamente impattato sui risultati, per quanto appunto di cambio di strumenti contabili si tratti. Nel complesso – cosa confermata anche dalla performance del titolo nelle trattative dopo l’orario di chiusura delle borse, è stato un buon trimestre per il gruppo guidato da Brian Armstrong.
C’è un problema di fondo con diverse delle trimestrali che hanno riguardato i player del mondo crypto. Lo abbiamo visto per i dati diffusi da Tether ieri, così come in quelli di diversi miner e anche, a questo punto, di Coinbase.
Il precedente trimestre si era infatti chiuso con Bitcoin molto vicino ai massimi, con Bitcoin che aveva chiuso al 31 marzo con un prezzo di 71.3100$. Diversa la questione invece per il 30 giugno, a 62.600$. Con le nuove regole di acounting utilizzate da Coinbase, il controvalore delle detenzioni in criptovalute va riportato al valore di chiusura dei mercati del giorno dell’ultima trimestrale, con più del 12% di impairment, per un controvalore di 319 milioni di dollari.
Più interessanti dunque gli altri dati. Ricavi dalle transazioni a più del doppio rispetto a 1 anno fa (ma in calo rispetto al precedente trimestre, ottimi i dati su tutti gli altri comparti, da quanto incassa tramite USDC allo staking, passando anche per i guadagni ottenuti tramite i servizi di custodia, che riguardano anche gli ETF quotati in borsa negli USA (anche se trattandosi di secondo trimestre 2024, la cosa riguarda soltanto quelli Bitcoin).
In realtà la questione andrebbe guardata con un respiro possibilmente più ampio. E sono diverse le idee che vogliamo sottoporvi e sulle quali a nostro avviso sarà interessante riflettere.
La prima riguarda il cammino di ristrutturazione, per un’azienda in forte crisi lo scorso anno, la proverbiale cura da cavallo sta funzionando.
La seconda riguarda gli stablecoin, che come avevamo correttamente anticipato più volte su queste pagine, in realtà sono una fonte di revenue di enorme importanza per tutti i principali player del mondo crypto o quasi.
La terza è che i servizi di custodia sugli ETF Bitcoin rendono molto poco – così come renderanno poco quelli sugli ETF Ethereum. Una questione, anche questa, che avevamo anticipato correttamente.
Per il resto le trimestrali di Coinbase sono certamente migliori di come le hanno raccontate in tanti, preoccupati da EPS e profitti in calo, senza però tenere conto di diverse altre questioni.
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