Il mondo crypto è cresciuto in modo importante negli ultimi anni. No, non parliamo necessariamente di prezzi: ci riferiamo all’aumento – forse esponenziale – di ecosistemi, network e infrastrutture. Per gli sviluppatori, in un contesto del genere, è diventato sempre più difficile gestire App decentralizzate che vorrebbero utilizzare asset sparpagliati su più reti, con front end magari su IPFS e con la necessità di far comunicare più chain.
Il ricorso ai bridge, ove possibile, è spesso costoso, lento e anche rischioso. E manca ancora un’infrastruttura di base in grado di fare da layer 0, da strato con il quale tutti sono in grado di comunicare. Ed è un po’ questa l’ambizione di Internet Computer Protocol, ambizione certamente rinforzata dalle ultime evoluzioni del protocollo.
Su tutte Chain Fusion, che già permette a diverse delle principali blockchain di comunicare e di fare affidamento sull’infrastruttura Internet Computer.
Una soluzione alla frammentazione
Difficilmente – anche soltanto pochi anni fa – saremmo riusciti ad immaginare un mondo blockchain così frammentato. Decine di ecosistemi, contando anche soltanto quelli di una certa rilevanza e con dei buoni volumi. Centinaia di asset, anche qui tenendo conto soltanto di quelli che hanno già riscosso un certo interesse. Decine di linguaggio per scrivere smart contract e le esigenze di migliaia di utenti da soddisfare.
Una situazione difficilmente gestibile con gli strumenti che abbiamo avuto in mano fino a oggi: i bridge hanno dimostrato storicamente di essere rischiosi, costosi e spesso poco utili per sviluppare Dapp complesse.
E c’è poi l’inghippo, importante, dell’esperienza utente: un’esperienza anche questa eccessivamente frammentata, che costringe spesso a chiudersi in ecosistemi anche quando piacciono meno e a non poter sfruttare Dapp invece più articolate.
Internet Computer ha lanciato Chain Fusion, sistema che permette di avere alla base l’infrastruttura di ICP, e poi trasferire asset – ricreandoli sinteticamente – e anche di utilizzare quanto Internet Computer mette a disposizione in termini di gestione dello storage e degli smart contract.
Come funziona Chain Fusion
Ci sono diverse novità che Chain Fusion di Internet Computer offre tanto agli sviluppatori quanto agli utenti:
- Sfruttare tutte le tecnologie targate ICP
E il tutto senza doer necessariamente migrare i propri smart contract oppure riscriverli. E anche su smart già esistenti, possono essere aggiunte e implementate le funzionalità uniche di ICP.
- addio Bridge
Che è forse la cosa più attesa dagli utenti. Come abbiamo scritto più volte su queste pagine, i bridge sono la vera mina vagante del mondo crypto. Tendono ad esplodere nel peggior momento possibile e spesso sono stati bucati anche a detrimento delle sostanze che gli utenti gli avevano affidato.
- Facilità di implementazione
Anche gli strumenti offerti agli sviluppatori sono di massimo livello e rendono lo sviluppo semplice e lineare. Cose si riflette poi anche lato utente, con UX certamente migliori della media di ciò che siamo stati costretti a utilizzare nel corso degli anni che abbiamo trascorso nel mondo crypto.
Due tipi di integrazioni
Le modalità di integrazione utilizzate sono due:
- Implementazioni native
È il caso ad esempio di Chain Fusion con Bitcoin. ICP è direttamente in grado di interagire con la blockchain di Bitcoin e i canister (gli smart contract di ICP) possono firmare transazioni.
- Via RPC
Qui invece si lavora tramite l’EVM RPC. I canister, tramite questa tecnologia, sono in grado di comunicare utilizzando le API on-chain e sono utilizzate con sistemi come ad esempio Arbitrum, Base e Optimism.
Il futuro di Chain Fusion vedrà l’integrazione con tante altre chain, con l’obiettivo di rendere sempre più centrale questo ecosistema, favorendo tutti quelli che saranno in grado di connettervisi. Un passo avanti per uno dei problemi più angosciosi che ancora oggi attanaglia il mondo crypto: l’incapacità di comunicare.
- Firme Threshold
ICP implementa una suite completa per le firme Threshold che sono sicure perché generano chiavi divise in shard che sono gestite garantendo l’approccio più sicuro. Nessuno dei nodi, per l’appunto, conserva le chiavi in forma intera e dunque nessuno è in grado di aggirare i meccanismi di consenso previsti da questo meccanismo.
I vantaggi, per gli sviluppatori e non solo
Di vantaggi che arrivano da questa soluzione ce ne sono tanti:
- Accesso alle funzionalità uniche di ICP
Sviluppando Dapps su ICP si può accedere ad un ecosistema unico anche nelle funzionalità che offre agli sviluppatori. Dai canister, che sono molto più interessanti dei classici smart contract, alle soluzioni offerte da Chain Fusion, passando anche per la possibilità di effettuare chiamate HTTPS
- Crosschain, ma senza punti deboli
I bridge, come abbiamo scritto già all’interno di questa guida, sono una delle peggiori soluzioni, tecnicamente parlando, per l’accesso ad altre chain. Con Chain Fusion si può aggirare questo problema ricorrendo a soluzioni ben più sicure e funzionali.
- Potenza di calcolo e non solo
Chi sceglie di sviluppare Dapps su ICP può contare davvero su di un supercomputer distribuito per gestire anche carichi di lavoro importanti sul piano dei calcoli e dello storage.
- Integrazione semplice
Dato che è possibile utilizzare gli stessi smart contract che vengono utilizzati sulla chain di provenienza.
Le townhall di ICP del 25 e 26 luglio scorso si sono occupate proprio di Chain Fusion, in particolare nello spazio italiano, al quale il nostro giornale ha partecipato.
Per scoprire di più sulla Chain Fusion e per iniziare a costruire: qui il link per documentarti.
E puoi anche aggiungerti alla community italiana su Telegram di ICP.