Perché le crypto sono tornate a perdere valore ieri? Non è stato un crollo, ma comunque un ridimensionamento importante tanto per Bitcoin quanto per il resto del settore crypto. La situazione è complicata, però può essere spiegata analizzando i fatti più importanti che sono successi in questi giorni.
Se non sei pratico di finanza, potrà sembrarti difficile. Ed è proprio per questo che abbiamo preparato per te un’analisi di tutti i fatti importanti, corredati di grafici, che ti permetteranno di capire la situazione attuale.
Ti sarà utile studiare questo approfondimento anche per capire eventi futuri simili, che siano nel mercato crypto o in un altro mercato. E per altre domande, puoi sempre rivolgerti al nostro Canale Telegram Ufficiale – dove potrai fare domande e anche discutere di ciò che non ti è chiaro.
Una breve premessa: le criptovalute sono crollate in seguito ad una combinazione di fattori. Venerdì 2 agosto sono arrivati dati sulla disoccupazione USA superiori alle aspettative.
In breve: la disoccupazione negli USA è più alta di quanto si credesse. E i mercati hanno paura che questo sia segno di una recessione.
Un passo aggiuntivo (per chi vuole arrivare al livello di ragionamento dei più bravi): il punto è che la disoccupazione non è mai stabile. Tende a scendere o tende a salire, fino a quando – è stato detto giustamente su Bloomberg – non interviene Fed in un senso o nell’altro.
Il fatto che sia in trend “positivo” è motivo di ulteriore preoccupazione. Perché difficilmente si inverte senza che arrivi un taglio dei tassi o altro tipo di intervento.
Il Giappone, sempre prima del crollo, ha aumentato i tassi di interesse dello 0,25%. Che conseguenze ha questa mossa (che è stata a sorpresa)?
Rallentamento atteso dell’economia giapponese: è uno degli effetti tipici di manovre come questa, che sono di politica monetaria restrittiva. Meno liquidità, meno investimenti, meno crescita dell’economia.
E cosa c’entra con Bitcoin? È l’altro effetto che ha avuto impatto. Non vogliamo annoiarti, ma sarà il caso di parlare del carry trade più tipico che coinvolge il Giappone.
Il Giappone è storicamente caratterizzato da tassi molto bassi, il che vuol dire che per tanti fondi e investitori in genere professionali è conveniente prendere a prestito in yen per investire altrove. Il rialzo a sorpresa – per farla breve – ha reso questo tipo di trade molto meno conveniente. E sono stati scaricati asset in virtù di questo.
Data la correlazione tornata alta tra Bitcoin e certi asset di rischio, come le azioni, gli effetti si sono visti anche su BTC e il resto del mondo crypto. Il carry trade sarebbe arrivato, secondo le stime di JPM, ad almeno 2/3.
C’è stato poi un importante rimbalzo. Bitcoin era tornato sotto i 50.000$ e già mercoledì scambiava sopra i 57.000$. Lo stesso – in misura variabile – è accaduto a tanti altri asset del mondo crypto.
È come se i mercati all’inizio abbiano ritenuto la reazione (principalmente ai dati sulla disoccupazione di cui sopra) eccessiva. Hanno ribalzato (lo hanno fatto anche le borse giapponesi, completamente) e lo hanno fatto anche in virtù del fatto che la banca centrale giapponese – ci torneremo più avanti – ha detto di non avere granché intenzione di continuare a alzare i tassi.
Sembrava tornato il sereno, e invece ci sono stati diversi eventi che hanno portato il sentiment – che è poi l’atteggiamento generale dei mercati – di nuovo verso la negatività. Di questi eventi parleremo nell’ultima parte di questa guida.
Gli eventi di cui si sono occupati maggiormente i giornali specializzati in finanza – e che hanno avuto di nuovo un impatto importante su Bitcoin e crypto – sono principalmente due.
C’è poca domanda di debito USA, almeno a guardare i dati dell’asta, cosa che ha portato a più di qualche preoccupazione i mercati. Preoccupazioni fondate, per quanto comunque siano frutto della reazione ad un solo dato, preso in solitaria e che andrà confrontato anche con le prossime aste.
Fino a qualche tempo fa JPMorgan – che è una grande e popolare banca d’affari – parlava della possibilità al 25% di una recessione. Nel suo ultimo report ha spostato le possibilità, secondo le sue analisi, al 35%. Non è un bel segnale, anche se JPMorgan non è che abbia per forza ragione.
L’opinione più interessante è forse quella di Farad Razaqzada, che è stata ripresa anche da Bloomberg. I mercati starebbero cercando un vero segnale di bottom, che non sarebbe arrivato. E questo ha finito per tarpare le ali anche, aggiungiamo noi, alla ripresa del mercato crypto.
Il dato più importante arriverà la prossima settimana dagli USA. Il 14 agosto sapremo se l’inflazione sarà avviata verso un ritorno, per quanto lento, verso il 2% oppure se ci sarà ancora da soffrire.
Rimane però il fatto che l’inflazione sembrerebbe essere ormai poca cosa almeno nel grande quadro dell’analisi finanziaria. E che il dato sarà di scarso impatto rispetto a tanti altri segnali che dovranno aiutarci a decretare la possibilità o meno di avere una recessione.
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