Operazione shock in Nigeria, che fa tornare di estrema attualità anche uno dei temi principali del mondo crypto, ovvero la capacità di sequestrare certi movimenti di denaro digitale. Secondo quanto è stato riportato da The Premium Times, le corti nigeriane avrebbero imposto il sequestro di circa 38 milioni di dollari su 50 che sarebbero stati inviati a chi sta protestando contro il carovita a Lagos e dintorni.
E torna prepotentemente in auge il tema delle crypto come strumento di pagamento e donazione per aggirare anche questo tipo di operazioni. E c’è anche un giallo, perché in realtà dei 4 wallet confiscati (vedremo di capire poi con quali modalità) in realtà non tutti avrebbero avuto le somme… che sono state dichiarate come confiscate.
Su Criptovaluta.it andiamo sempre a fondo delle questioni, anche quando queste interessano governi e autorità. E siamo andati a vedere, anche per voi, cosa si cela dietro l’annuncio del governo nigeriano.
Dovrebbe essere questo il riassunto di una storia in verità assai curiosa che arriva dalla Nigeria, paese che ormai da tempo sta conducendo una battaglia senza quartiere contro il mondo crypto e Bitcoin. È qui che un dirigente di Binance è ancora in carcere nonostante le accuse siano piuttosto vage e nonostante il suo pessimo stato di salute, ed è sempre qui che si sta cercando di rendere la vita sempre più dura a chi opera nel settore.
Ora arriva un ordine di sequestro, secondo le autorità andato a buon fine, di 37-38 milioni di dollari in crypto, individuati in 4 diversi wallet crypto. Con un piccolo problema:
È un indirizzo Tron che sembrerebbe appartenere a KuCoin, almeno secondo quanto riportato da Arkham. Con ogni probabilità si è cercato di sequestrare alla fonte, ovvero nell’unico punto di accesso possibile per le autorità, quello dei *wallet non custodial.
Nei momenti di picco avrebbe avuto poco meno di 3.000$ di controvalore. Momenti di picco che sono ormai lontani nel tempo. Nel momento in cui scriviamo, il wallet ha poco meno di 175$ di fondi.
È un wallet Tron, che in realtà appartiene all’exchange MexC. Ci sono fondi a sufficienza per coprire quanto affermato dal governo nigeriano? Teoricamente sì, perché ci sono 36 milioni di dollari dentro in USDT. Sta di fatto che non son ostati mossi e che comunque con ogni probabilità appartengono appunto – dichiarazione ufficiale qui di MEXC, all’exchagne suddetto. Ed è anzi uno dei due wallet utilizzati dall’exchange. E dubitiamo che tutti i denari contenuti siano effettivamente di proprietà dei soggetti che il governo nigeriano vorrebbe punire.
A quanto pare ci sarebbe un refuso. E comunque al suo interno, secondo quanto scritto nella sentenza stessa, ci sarebbero stati poco più di 90 dollari.
Vale pertanto la pena di ricordare a tutti che se si ha il possesso diretto delle proprie chiavi, è impossibile procedere a sequestro.
Rimarrà ora da indagare l’eventuale utilizzo da parte delle autorità dei canali diretti con gli exchange suddetti. Gli exchange hanno collaborato al fine di rendere impossibili le donazioni verso chi protesta?
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Vedi Commenti
Confido nella straordinaria potenza di calcolo dei supercomputer, in uso alla Nigeria, per procedere alla rottura delle chiavi ed alla riscrittura, in toto, della blockchain...
un "51% attack", che va in porto, lo voglio proprio vedere, nella mia vita, in particolare da un paese tutto ignoranza&imposizioni (la sharia la fa un po' da padrona, da quelle parti...). Poi potró morire, contento, di averle viste davvero tutte...
Allah VS Bitcoin...chi vincerá?
Silent payments e not your keys not your coins.