Le autorità tedesche, su ordine di BaFin (la CONSOB tedesca), hanno messo i sigilli su 13 bancomat Bitcoin e crypto, che secondo l’accusa non avrebbero ottenuto la licenza presso le autorità, necessaria per operare. Questo, automaticamente, porta anche alle solite accuse di riciclaggio di denaro, non potendo, in assenza di licenza, essere verificato il rispetto delle normative AML.
L’operazione ha permesso anche il sequestro di oltre 25 milioni di € in contanti che erano presenti presso i dispositivi. Non è chiaro se siano state anche formulate delle accuse per i proprietari dei bancomat.
Continua così la tensione tra mondo crypto – o almeno una parte di questo – e regolamenti che sono nati in ambito bancario e che le autorità vorrebbero applicare anche alla compravendita di criptovalute.
Devi avere una licenza, anche se sei un ATM
Il discorso è – almeno stando a quanto raccontano le autorità tedesche – molto semplice. Offrire la conversione di Bitcoin e crypto in euro o in altra valuta fiat è un’attività commerciale che richiede l’ottenimento di una licenza da parte di BaFin, che è l’autorità che si occupa di vigilare sul mercato bancario e degli investimenti nella Repubblica Federale Tedesca.
E almeno 13 degli ATM operanti in Germania, a quanto parrebbe, ne erano sprovvisti, cosa che ha fatto partire i soliti sequestri che faranno terminare per sempre le attività di questo tipo, almeno da parte dei soggetti direttamente coinvolti.
Sarebbero stati inoltre sequestrati oltre 25 milioni di €, secondo Reuters, che erano disponibili presso gli ATM in questione, con l’accusa di aver operato senza il rispetto delle normative anti-riciclaggio.
Un’accusa che – come abbiamo imparato da diversi casi che hanno coinvolto exchange – è in realtà pressoché automatica quando si tratta di intermediari crypto che non rispettano le normative sulla registrazione delle proprie attività.
Non è la prima volta e probabilmente non sarà l’ultima
In quello che sembra un infinito gioco tra guardie e ladri, abbiamo la certezza che questo sequestro non sarà certamente l’ultimo. Gli incentivi ad operare al di fuori della legge, soprattutto mentre le normative da rispettare si fanno sempre più costose, continuano ad esserci e spingeranno comunque una parte degli intermediari (ormai comunque minoritaria) ad operare al di fuori dei limiti consentiti dalla legge.
Un eterno gioco di guardie e ladri che riguarda però, soprattutto per la vecchia guardia di Bitcoin e crypto, anche il diritto alle transazioni libere e senza registrazione. Transazioni che però, quando effettuate da dispositivi visibili in strada, non possono che innescare la reazione – anche violenta – delle autorità preposte.
“In quello che sembra un infinito gioco tra guardie e ladri” sempre più difficile definire chi è chi.
Si tratta di resistere ancora qualche anno e poi ci sará il definitivo collasso delle valute fiat sotto il peso dell’inflazione (indotta dalla politica, che si finanzia(va) stampando denaro ad libitum) e dei debiti pubblici degli stati. Io giá uso le valute fiat al minimo (mi cambio il quantitativo che mi serve giusto al momento che mi serve) e, per lo piú, opero con crypto. Anche il trading lo faccio crypto vs crypto
Alcuni stati stanno giá dando un saggio di cosa succederá a tutti, cambia solo la tempistica,( lista non aggiornata, ma comunque indicativa: https://it.wikipedia.org/wiki/Stato_fallito#2023 ):
falliscono ed adottano, piú o meno formalmente, le criptovalute per gli scambi interni e col resto del mondo. Oppure le adottano proprio per non fallire
Lasciamo i militi a giochicchiare con le macchinette (bancomat). Privando, tra l’altro, la cittadinanza di un servizio (“exchange a portata di mano”). Ultime illusioni degli “stati sovrani” di poter arginare il fenomeno “criptovalute” e di poter, cosí, sostenere le loro valute fiat. Che sono “morti che camminano”. Ma poi anche le ultime illusioni cadono…