Ne hanno scritto tutti i grandi giornali italiani, copiando a mani basse da un approfondimento poco profondo di The Verge. C’è qualcosa che bolle in pentola dalle parti di Donald Trump. Si chiama The Defiant Ones, qualcosa che suona come I Ribelli, in una traduzione libera ma comunque in grado di restituirne il senso più profondo. Il punto è che per quanto se ne stia scrivendo, praticamente nessuno ha idea di cosa sarà – e che difficilmente potrà essere qualcosa di molto complesso – ammesso che sia lanciato prima delle elezioni.
Il messaggio è relativamente chiaro ed è stato affidato dallo stesso staff di Donald Trump a The Truth, social poco social dove il tycoon si era rifugiato dopo il ban su Twitter / X: The Defiant Ones servirà le comunità più unbanked, ovvero quelle che sono meno servite dalle banche. Grandi banche che avrebbero le loro responsabilità nella gestione dell’intera vicenda.
E la risposta sarebbe quella di un servizio crypto (?) i cui contorni però sono ancora sbiaditi e che in molti ritengono essere l’ennesima trovata nello spazio da parte di un Donald Trump che da queste parti sembrerebbe aver trovato un importante bacino di voti.
I ribelli crypto, capitanati dai figli di Donald Trump
Quello che si vocifera è che ad occuparsi dell’intera vicenda saranno due figli di Donald Trump, ovvero Donald Jr. e Eric, per quanto, lo ripetiamo ancora una volta, se ne sappia davvero poco.
Le informazioni più importanti d’altronde arrivano da una striminzita intervista per New York Post, dove Eric Trump ha parlato di più della metà dei residenti degli Stati Uniti che non possono accedere a servizi di base come i prestiti, anche al consumo.
Una problematica che potrebbe essere risolta, sempre nelle intenzioni e secondo le ultime dichiarazioni di Eric Trump, tramite la DeFi, ovvero la finanza decentralizzata targata crypto.
E qui non possono che sorgere i primi dubbi: ad oggi la DeFi è in grado di offrire servizi anche di liquidità e prestito, sempre però con collaterale e quindi non risolvendo, per ovvi motivi, i problemi di chi ha bisogno di un prestito in senso stretto, ovvero per spendere denaro oggi e restituirlo in (non troppo) comode rate.
Delle due l’una: la montagna potrebbe partorire il proverbiale topolino, o in alternativa potremmo trovarci davanti l’ennesima piattaforma di crowd-lending, dove più persone mettono denaro in comune da prestare ad altri soggetti e ammortizzando e distribuendo così eventuali perdite. Ad un meccanismo che esiste già in diverse forme e salse, si aggiungerebbe quello al gusto di crypto, per un servizio però che se così fosse, avrebbe bisogno di così tante licenze per operare negli USA che difficilmente potrà vedere la luce prima dell’appuntamento elettorale di novembre.
Prima i NFT, poi Bitcoin e ora la DeFi
C’è un altro angolo dal quale guardare all’intera vicenda: il percorso di Donald Trump e della sua dinastia nel mondo crypto è iniziato con i token non fungibili, che hanno fruttato ritorni importanti al candidato presidenziale. Poi c’è stato lo spostamento verso il mondo Bitcoin, con promesse elettorali che sono riuscite a scaldare almeno una parte degli appassionati che voteranno negli USA.
Ora toccherà alla DeFi, settore in rapida evoluzione – che già presenta dei progetti molto interessanti come ad esempio AAVE – e che però almeno a nostro avviso è ancora piuttosto immaturo per comportarsi da banca con tutte le sue attribuzioni, comprese quelle del credito al grande pubblico.
In una situazione del genere pensare che ci siano delle piattaforme rivoluzionare da poter preparare in pochi mesi, che siano legate alla famiglia del potenziale presidente degli USA… sembrerebbe essere ai limiti dell’assurdo.
Ma di assurdità in questa fase della vita del mondo crypto ne abbiamo già dovute raccontare molte. Chissà che questa non sia l’ennesima a stravolgere un mondo che corre più veloce del resto della finanza, quella cosiddetta tradizionale.
Rimane il fatto che non sappiamo ancora nulla di questo progetto, se non appunto uno scarno e sguarnito canale Telegram dove campeggia un invito a rimanere sintonizzati.