Non ci sono state manipolazioni da parte di Elon Musk e di Tesla su Dogecoin. È questo quanto è stato stabilito dal giudice Alvin Hellerstein, che ha chiuso il procedimento legale che vedeva il tycoon di Tesla, Space X e X accusato di aver frodato investitori e di aver manipolato il prezzo di $DOGE.
Le accuse, in realtà assai articolate, non sono state ritenute veritiere dal giudice, che ha ordinato così la chiusura del caso. Un caso che in realtà è stato relativamente poco seguito da tutto il mondo crypto, nonostante avesse destato preoccupazione non appena reso noto.
Anche i giudici dunque confermano che in realtà di manipolazione su $DOGE da parte di Elon Musk non ce n’è stata, almeno volontariamente, e che i tanti tweet sul tema sono stati più parte di uno schema goliardico che volontà di alterare il prezzo di quella che è l’ottava criptovaluta per capitalizzazione di mercato.
Gli avvocati di Elon Musk si erano subito affannati a definirla come una causa priva di qualsivoglia senso. E i giudici gli hanno dato ragione: non vi è alcuna prova che i tweet e le operazioni di Tesla su Dogecoin siano state delle manipolazioni di mercato. Il caso è chiuso, per sempre, e chissà se Elon Musk potrà, in virtù del fatto di averla sfangata, tornare a parlare di questa criptovaluta, alla quale è storicamente vicino.
Il caso è di quelli che riusciremmo a immaginare soltanto nel sistema giudiziario americano: un gruppo di investitori in Dogecoin, sollecitati a dovere da specialisti delle class action, che hanno provato a rifarsi dei loro investimenti sbagliati prendendosela con la prima ricca celebrity passata da quelle parti.
I giudici hanno chiuso il caso e hanno tra le altre cose ritenuto anche l’apparizione di Elon Musk al Saturday Night Live completamente ininfluente sulla questione. Un’apparizione che fece crollare il prezzo di $DOGE dopo che Elon Musk ebbe a definirla una truffa, seppur scherzando.
Ce ne saranno e ce ne sono già tante altre: l’occasione è d’altronde ghiotta, per cercare di recuperare investimenti forse dissennati e dei quali chi ha investito è unico responsabile.
C’è la causa di Shaquille O’Neal, c’è quella contro Steve Curry e quelle che si sono concluse anche contro Kim Kardashian.
Il matrimonio – spesso di convenienza – tra VIP e crypto non è mai stato dei più fecondi, se non in termini di cause che sono finite davanti ai giudici.
Per il resto – il nostro invito non può che essere a studiare e ad evitare eventuali pubblicità (non è il caso di Musk) per decidere cosa fare dei propri denari.
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